Una platea di possibili beneficiari che va dai 350 ai 380 mila giovani senza lavoro. Uno sconto contributivo che arriva fino a 3.000 euro per le aziende disposte ad prendere a tempo indeterminato un under 35 nel 2018 e un under 30 negli anni successivi, ma che riguarderà non più del 30 per cento dei neo assunti. Un costo che per il primo anno sarà di 300-400 milioni, per il secondo di 700-800, nel 2020 di 1,3-1,5 miliardi e nel 2013, a regime, di 2 miliardi. Sono questi i dati della nuova decontribuzione, misura di punta della legge di Bilancio, varata lunedì dal Consiglio dei ministri. Il lavoro di limatura e scrittura delle norme è tuttavia ancora in corso: sulle cifre la Ragioneria vuole vederci. C’è tempo fino a lunedì o martedì della prossima settimana, perché pare che solo allora, sforando la data prevista del 20 ottobre, il disegno di legge di Bilancio sarà presentato in Parlamento.
L’obiettivo che si pone il governo è quello di concentrarsi sui giovani e abbassare la soglia di età alla quale solitamente accedono al primo contratto a tempo indeterminato che oggi è molto alta.
Rispetto alla vecchia decontribuzione renziana del 2015, la nuova misura restringe dunque notevolmente il campo d’azione e prende meglio la mira: è limitata ai giovani (mentre la precedente non faceva distinzione di età), lo sconto contributivo è del 50 per cento (mentre prima era del 100 per cento), ne possono beneficiare solo i giovani che in precedenza non hanno mai avuto un contratto a tempo indeterminato (prima la limitazione riguardava solo gli ultimi sei mesi).
La soglia delle età è comunque articolata. Nel primo anno, cioè nel 2018, potranno essere assunti con lo sconto giovani fino a 35 anni di età che beneficeranno dello sconto per tre anni: la misura serve per assorbire precariato e part-time che oggi segnano età piuttosto avanzate. Chiusa questa prima tornata dal 2019 in poi la soglia si abbassa a 30 anni: questo punto solo coloro che stanno sotto questo livello di età potranno essere assunti con lo sconto di durata triennale. La misura è strutturale e dunque si prevede che per in futuro, per i primi tre anni, le assunzioni di giovani under 30 abbiano i contributi dimezzati. L’importante novità che viene introdotta nella nuova tornata di decontribuzione si chiama “portabilità”: chi viene assunto con un contratto “decontribuito” se si dimette o viene licenziato, quando trova una nuova occupazione porta in dote al nuovo datore di lavoro il suo sconto contributivo rendendolo un lavoratore più “appetibile”. L’altra novità, che conferma quanto emerso nei giorni scorsi, è la spinta ai contratti di apprendistato: questi hanno già uno sgravio contributivo ma potranno, se rientrano nelle condizioni, sommare i nuovi sconti per lavoratore assunto. Sui conti, come accennato, c’è ancora in atto una discussione. Tuttavia già la norma come è scritta circoscrive decisamente l’intervento indirizzando le risorse dove sono necessarie. Infatti la retribuzione-tipo cui si rivolge la misura è di 19 mila euro lordi, cui corrisponde un peso contributivo di 6.000 euro: questo tipo di contratti potrà dunque beneficiare della decontribuzione piena pari al 50 per cento di quanto dovuto dall’impresa all’Inps, cioè 3.000 euro. Si calcola tuttavia che il beneficio pieno, cioè pari ai 3.000 euro, potrà essere goduto solo dal 30 per cento dei nuovi assunti, perché il 70 per cento dei salari dei giovani è sotto questa media.
Repubblica – 18 ottobre 2017