L’Assemblea degli azionisti di InfoCamere, la società che gestisce il patrimonio informativo delle Camere di Commercio, ha approvato il bilancio 2013. Il valore della produzione ha raggiunto i 97,7 milioni di euro, in linea con il risultato del 2012. Significativa la riduzione dei costi (oltre 7 milioni di euro), sia di produzione che di funzionamento, avuta nell’ultimo anno: il 12,6%, frutto di politiche di contenimento e razionalizzazione degli acquisti.
Il Mol si attesta a 11,7 milioni con un aumento di 1,5 milioni sul 2012, grazie alla diminuzione dei costi operativi, con l’Ebit incrementato di 1,3 milioni; invariato il contributo consortile che, come nel 2012, è pari a 7,3 milioni. Nel corso del 2013 gli investimenti su progetti di ricerca e sviluppo e di evoluzione delle infrastrutture informatiche hanno superato gli 8 milioni di euro, in leggera flessione sul 2012. Parte rilevante delle iniziative di ricerca e sviluppo, InfoCamere le ha destinate al processo di semplificazione e innovazione degli adempimenti verso la Pubblica amministrazione. di Eleonora Vallin wVENEZIA Quadro negativo per il lavoro. A stilarlo è la Cgia di Mestre che ha fotografato l’andamento dell’occupazione tra il 2007 e il 2013 nelle principali regioni europee competitor del Nordest. Solo il Veneto (-37.200), il Friuli Venezia Giulia (-22.400), la Zuid-Holland (-28.100) e la Zahodna Slovenija (-17.800) hanno visto contrarsi in maniera pesante il numero dei lavoratori. Tutte le altre aree hanno registrato un significativo incremento. In Baviera, per esempio, a fronte di 530.500 nuovi posti di lavoro, il tasso di occupazione è salito al 77,1%: quasi 14% in più rispetto al dato veneto (63,3%). Nel Baden-Wurttemberg, invece, l’aumento degli occupati segna più 390.100 unità. Buona la crescita anche in Tirolo, +18.200 unità, e Carinzia, +1.700. Un conto salato, quello del lavoro, anche per la Fondazione Nord Est che tra il 2008 e il 2012 calcola siano state bruciate nelle tre regioni nordorientali oltre 100mila dipendenti nella manifattura (-75mila) e nelle costruzioni (-28mila), due comparti in passato fortemente trainanti. «L’impatto della crisi si è tradotto in una progressiva riduzione della richiesta di figure operaie (-65.000 il saldo tra assunzioni e cessazioni tra il 2009 e il 2013) di cui il manifatturiero non avrà più bisogno». «La discontinuità – precisa la Fondazione – si conferma nella crescita di occupazione registrata nel settore dei servizi per le imprese mirati all’internazionalizzazione, alla comunicazione e alla trasformazione digitale (+6.500 dipendenti)». Ma che non bilanciano le perdite, e il Nord Est è orfano di 63mila posizioni di lavoro. «L’unico vero obiettivo è la crescita» precisa il presidente della Fondazione Francesco Peghin. Anche qui, il confronto su scala continentale indica la strada: «Mentre il Nord Est e la Cataluña perdono occupati, il Rhône Alpes recupera la caduta e in Germania Baden Wurttemberg e Bayern crescono. È evidente la ricetta a cui le nuove linee di lavoro per l’Europa dovrà rifarsi», rilancia Peghin. Importanti anche i dati della disoccupazione giovanile a Nordest che, nella fascia d’età 15-24 anni, ha toccato il 23,5%, il 9,8% in quella 25-34 anni. Eppure qualche segnale incoraggiante c’è: «Le imprese che nel 2013 hanno creato nuova occupazione sono quelle internazionalizzate – sottolinea il direttore scientifico Stefano Micelli -. E tra i settori in crescita spicca il made in Italy, emblema della capacità di far crescere il valore dei prodotti creando nuove opportunità di occupazione».
Il Mattino di Padova – 2 maggio 2014