La formula del disegno di legge apre la possibilità di modifiche delle Camere. Confermato il no al reintegro, “premi” per chi assume. Il congedo di paternità diventerà obbligatorio. Bersani: “Si cambi art. 18 o Parlamento inutile”. Il testo integrale della riforma. Il Consiglio dei Ministri ha approvato, “salvo intese”, il disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. Evitando la decretazione d’urgenza e lasciando aperta la possibilità che il Parlamento possa modificare il testo. La formula “salvo intese” pare sia stata consigliata a Mario Monti dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nella speranza di stemperare le tensioni delle ultime ore. Tensioni che comunque al capo dello Stato appaiono eccessive.
«Non credo che noi stiamo per aprire le porte a una valanga di licenziamenti facili sulla base dell’articolo 18 anche perché bisogna sapere a che cosa si riferisce l’articolo 18», ha detto il presidente. Ma dal Partito democratico arrivano nuovi segnali di impazienza. Da Bersani che dice “sull’articolo 18 si intervenga in Parlamento o le Camere sono inutili”. A D’Alema che aggiunge: “Il governo dovrà adeguarsi alla volontà delle Camere”. Ieri tanto il premier quanto il ministro del Lavoro Elsa Fornero hanno ribadito che sull’articolo 18 non ci sarà “nessuna marcia indietro”, malgrado i malumori, dopo il no secco della Cgil, inizino a serpeggiare anche nelle altre sigle sindacali.
La nota del governo. “Si tratta – si legge in una nota – di una riforma lungamente attesa dal Paese, fortemente auspicata dall’Europa, e per questo discussa con le parti sociali con l’intento di realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di tutelare l’occupazione e l’occupabilità dei cittadini. Il disegno di legge è il frutto del confronto con le parti sociali. Ne emerge una proposta articolata che, una volta a regime, introdurrà cambiamenti importanti”.
I contenuti della riforma
Approvata “salva intese”, ecco le principali novità della riforma del lavoro varata dal Consiglio dei ministri. Si va dal congedo di paternità obbligatorio al no al reintegro per i licenziamenti economici. La bozza consta di dieci capitoli, 26 pagine, dalla premessa alle politiche attive per l’impiego, passando per le tipologie contrattuali, la flessibilità in uscita, gli ammortizzatori e le tutele in costanza di rapporto di lavoro.
No reintegro per i licenziamenti economici. Nella lettera di licenziamento sarà obbligatoria l’indicazione dei motivi: lo si legge nella bozza di riforma del mercato del lavoro approdata in Cdm. Il testo prevede “tre regimi sanzionatori” a seconda che il licenziamento individuale sia valutato dal giudice discriminatorio, per motivi disciplinari o economici. Nella riforma “si prevede che il diritto alla reintegrazione nel posto del lavoro debba essere disposto dal giudice nel caso di licenziamenti discriminatori o in alcuni casi di infondatezza del licenziamento disciplinare. Negli altri casi, tra cui il licenziamento per motivi economici- si legge nella nota di Palazzo Chigi – il datore di lavoro può essere condannato solo al pagamento di un’indennità. Particolare attenzione è riservata all’intento di evitare abusi”. Previsto anche un rito procedurale abbreviato per le controversie in materia di licenziamenti.
Apprendistato e quote rosa. “Il nuovo impianto del mercato delle professioni attribuisce massimo valore all’apprendistato – inteso nelle sue varie formulazioni e platee – che diviene il ‘trampolino di lancio’ verso la maturazione professionale dei lavoratori”. Via libera anche al “regolamento che definisce termini e modalità di attuazione della disciplina delle cosiddette ‘quote rosa’ alle società controllate da pubbliche amministrazioni”.
Contrastare dimissioni in bianco. Allo scopo di ridurre il divario di genere, il Governo ha deciso “l’introduzione (a favore di tutti i lavoratori, per quanto il fenomeno riguardi prevalentemente le lavoratrici) di norme di contrasto alla pratica delle cosiddette ‘dimissioni in bianco’, con modalità semplificate e senza oneri per il datore di lavoro e il lavoratore e il rafforzamento (con l’estensione sino a tre anni di età del bambino) del regime della convalida delle dimissioni rese dalle lavoratrici madri”.
Congedo. La riforma del mercato del lavoro “mira a favorire una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli”. “Viene – spiega una nota del governo – introdotto il congedo di paternità obbligatorio”.
Fondo solidarietà. La riforma istituisce un fondo di solidarietà per la tutela dei lavoratori nei settori non coperti da cassa integrazione straordinaria. “La riforma prevede la salvaguardia e l’estensione della cassa integrazione guadagni – spiega il governo – un importante istituto assicurativo che ha permesso alle imprese italiane di affrontare la crisi meglio che in altri paesi. L’istituto, infatti, offre un’integrazione salariale in caso di riduzione dell’orario di lavoro durante una congiuntura sfavorevole, consentendo di adeguare rapidamente l’orario di lavoro al calo di domanda, preservando però i singoli rapporti di lavoro e il loro contenuto di professionalità e di investimento”.
Lavoratori anziani. La riforma del mercato del lavoro “crea una cornice giuridica per gli esodi” dei lavoratori anziani “con costi a carico dei datori di lavoro”. “A tal fine – si legge – è prevista la facoltà per le aziende di stipulare accordi con i sindacati maggiormente rappresentativi, finalizzati a incentivare l’esodo dei lavoratori anziani”.
Premi per rapporti stabili. La riforma del lavoro “introdurrà elementi di premialità” verso le imprese “per l’instaurazione di rapporti di lavoro più stabili”. Il Cdm sottolinea che la riforma “favorirà” anche “il contrasto più incisivo agli usi elusivi degli obblighi contributivi e fiscali degli istituti contrattuali”.
Ammortizzatori, contrasto ad abusi e disincentivi. Formazione continua dei lavoratori, riqualificazione dei lavoratori espulsi, qualificazione professionale dei giovani che entrano nel marcato del lavoro. Sono alcune delle politiche attive previste dalla riforma del mercato del lavoro che punta ad aiutare i soggetti deboli contrastando pero abusi dell’uso del sussidio di disoccupazione. I target delle politiche attive e i servizi per l’impiego sono: giovani al primo ingresso, lavoratori già inseriti o sospesi in via temporanea, lavoratori espulsi o da ricollocare, soggetti con caratteristiche di difficile occupabilità e inattivi. Stato e regione opereranno di concerto sulle politiche attive “adattandole alle mutate condizioni del contesto economico e assegnando loro il ruolo effettivo di accrescimento dell’occupabilità dei soggetti e del tasso di occupazione del sistema.
Il dibattito
I sindacati. “Il governo ha deciso per un ddl e questa è una buona notizia, perchè avremo tutto il tempo per affrontare il problema. Faremo un’azione di lobbying sul Parlamento perchè si trovino soluzioni più vantaggiose per i lavoratori” annuncia il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. Che aggiunge: “Per l’articolo 18 periamo sia finito il furore ideologico”. Le modifiche a questo punto “saranno approvate dal Parlamento”, quindi la Uil rivolgerà “l’appello per le modifiche ai gruppi parlamentari” dice il segretario Luigi Angeletti. In particolare “vogliamo che si eviti che nei licenziamenti per motivi economici possano in maniera fraudolenta rientrare le casistiche che avevamo blindato cioè disciplinari e discriminatori”.
L’intervento del Colle. “Il problema più drammatico – dice Napolitano parlando a margine della cerimonia alle Fosse Ardeatine – sono le crisi aziendali, le aziende che chiudono, i lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro non attraverso l’articolo 18 ma per il crollo di determinate attività produttive. Bisogna puntare soprattutto a nuovi investimenti, nuovi sviluppi e nuove iniziative in cui possano trovare sbocco soprattutto i giovani”. Poi, tornando sul testo al vaglio del Consiglio dei ministri, Napolitano ha concluso: “Noi andremo a una discussione in Parlamento, si confronteranno preoccupazioni e proposte e sono convinto che si arriverà a un risultato di cui si potranno riconoscere meriti e validità perché era una riforma da fare”.
Promette battaglia il Pd. “Sono sereno che sull’articolo 18 si vorrà ragionare altrimenti chiudiamo il Parlamento e così i mercati si rassicurano”, dice un caustico Pier Luigi Bersani. “Molte cose di questa riforma del lavoro le appoggiamo, altre no. Ma sia chiaro – precisa – che quando si arriverà al dunque il Partito Democratico starà dalla parte dei lavoratori”. “Non si può concepire che per i licenziamenti economici ci sia solo la monetizzazione, è il punto base altrimenti entriamo in un film che non è nostro, non è europeo ma americano – prosegue il leader del Pd – Tutto il mondo dice che le cose funzionano meglio in Germania, quali mercati possono obiettare se anche noi adottiamo il modello tedesco sull’articolo 18?”. Prima di lui era stato fermo anche l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema. “Una norma pasticciata – aveva avvisato – non serve a nulla, non credo dia nulla all’economia italiana e va corretta, e noi la correggeremo”. “Ho fiducia che le persone ragionevoli vorranno correggere questa norma”, prosegue, sottolineando che “il Parlamento fa le leggi, il governo dovrà adeguarsi alla volontà del Parlamento”. “Si tratta di migliorare una norma – conclude D’Alema – Lo stesso Monti dice che vigilerà contro abusi, vuol dire che è consapevole che sono possibili abusi”.
Vendola. E della riforma del mercato del lavoro è tornato a parlare oggi Nichi Vendola, dichiarandosi scettico sulla possibilità di correzioni al testo illustrato mercoledì sera a Palazzo Chigi. “Ha ragione Rosy Bindi quando dice che il governo è forte con deboli e debole con i forti – afferma il leader di Sel – e ha ragione Sergio Cofferati quando dice che se non ci saranno modifiche alla riforma bisogna votare contro”. “Sono scettico su questo Parlamento e su questa classe dirigente”, conclude Vendola.
Idv. Durissime anche le reazioni dell’Italia dei Valori. “Tra approvare la riforma Monti-Fornero o mandare a casa il governo non vi è dubbio che la cosa più saggia è aiutare i tecnici a fare le valigie e a sbaraccare”, sostiene il capogruppo dell’Idv al Senato Felice Belisario.
Casini. “Non ci sarà nessuno scenario particolare, perchè nessuno minaccia di far cadere il governo. Il Pd vuole cambiare alcune parti di queste norme: ha il diritto di farlo, naturalmente il Parlamento si esprimerà, perchè questo Governo non si basa sull’annullamento delle diversità che esistono tra i partiti” minimizza il leader dell’Udc, Pierferdinado Casini.
Lega. “La Banda Bassotti ‘Monti, Alfano, Bersani, Casini’ dopo aver ammazzato i pensionati ora vuole accoppare anche i lavoratori, con questa ‘marchetta’ fatta ai grandi imprenditori sull’art. 18. Ma stiano attenti, perché da adesso sarà lotta senza quartiere in Parlamento, nelle fabbriche e nelle piazze” afferma in una nota Roberto Calderoli.
Pdl. “La decisione di procedere alla riforma del lavoro con un ddl anzichè per dl è una decisione molto grave che rischia di creare squilibri politici e modificare in peggio il risultato ottenuto su una riforma così importante”dichiara Ignazio La Russa chiedendo ad Alfano e Berlusconi di convocare l’ufficio di presidenza del Pdl.
Verdi. “Stante la situazione attuale non credo che ci siano in parlamento i numeri per modificare i licenziamenti facili del governo Monti – dice il presidente dei verdi Angelo Bonelli – a questo punto va fatta una seria riflessione a partire dal partito democratico sulla necessità di costruire un’alleanza politica nel paese per costruire un’alternativa concreta e di governo”.
testo raccolto da C.Fo. – 23 marzo 2012 – ore 19.30