Premier al varco. Boccia: Renzi faccia anche il leader e apra un confronto culturale vero nel partito Sacconi: sfidi il Pd sull’art. 18 Mazziotti: tagli le partecipate
L’ha evocate ancora una volta ieri, Matteo Renzi dando ragione a Mario Draghi. Che, cioè, le riforme vanno fatte se questo consente – poi – ai governi di poter accedere a regole di flessibilità europee. Lo “scambio” quindi è chiaro ma quello che continua a non essere chiaro è quali e come saranno le riforme di Renzi. È evidente che l’Ue non si fa incantare da finte riforme come quella sul lavoro fatta dal Governo Monti visto che sia la Bce che Bruxelles ci incalzano – ancora una volta – sull’ammodernamento del mercato del lavoro. E dunque la questione torna sull’articolo 18 e sullo scontro tra chi (la parte più a sinistra del Pd) sostiene che non bisogna toccarlo ma rinviarne l’applicazione dopo tre anni e chi invece ritiene che dopo quel periodo di tempo si debba applicare un articolo 18 privo della tutela della reintegra e con il solo risarcimento monetario (Ichino, di Scelta civica). Altri – come Ncd – spingono per un’abolizione, subito, delle attuali norme sul licenziamento.
A scegliere sarà il premier ma nessuno sa come affronterà l’articolo 18 visto che finora ha rialsciato solo dichiarazioni piuttosto ambigue parlando di “feticcio ideologico”. E quindi è giusto cancellarlo? O è giusto mantenerlo? A dimostrare l’alto livello di vaghezza sono le differenti interpretazioni di quelle frasi. Per Maurizio Sacconi (Ncd) è più probabile che «il premier si avvicini alle nostre posizioni e sfidi il Pd» mentre nel Pd, giorni fa, Cesare Damiano considerava la questione fuori dal tavolo proprio in virtù delle dichiarazioni del premier. Insomma questo dell’articolo 18 è un grande classico, divisivo per definizione per il Pd, ma accanto a questo si affiacciano nuovi temi, su cui si attende il test di “agibilità” politica. I tagli alla spesa per esempio. O le liberalizzazioni. Temi economici che trascinano posizionamenti politici come fa notare Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio alla Camera: «È vero, non c’è solo un’aspettativa sulle soluzioni economiche ma sui nostri posizionamenti politici. Credo che il premier debba cominciare a fare anche il segretario e aprire un profondo confronto culturale nel Pd per capire quale orizzonte ci diamo e diamo al Paese. Un confronto che duri più di una direzione in streaming».
Parole chiare quelle di Boccia, che inaugurano la grande battaglia d’autunno dentro il Pd su un tema come l’articolo 18 «e non solo», dice Maurizio Sacconi, capogruppo di Ncd al Senato, che aggiunge. «La priorità è una riforma complessiva che abolisca l’articolo 18 ma che riveda anche il tema delle mansioni e delle nuove tecnologie. In sostanza serve un nuovo Statuto». E serve che l’Italia si adegui anche sul salario di produttività. «Spostare il livello della contrattazione sull’azienda e quindi sulla produttività ha funzionato in Spagna e prima ancora in Germania», ricorda Sacconi. Un filone su cui troverà la parte più liberal del Pd ma soprattutto Scelta civica che però non intende porre aut aut o ricatti. «La nostra proposta sul lavoro è quella Ichino: è chiaro che sui principi della delega ci sarà battaglia in Parlamento ma – dice il capogruppo di Sc Andrea Mazziotti – noi non poniamo come “condicio sine qua non” nostre proposta ma sorveglieremo che Renzi dia un complesso di riforme compatibile con la crescita e il negoziato con l’Ue».
Il fatto è che Scelta civica una sua bandiera la vuole piantare e si chiama “Disbosca Italia”: un provvedimento che elimini o affidi ai privati tutte quelle società partecipate da enti locali che, pur non avendo mission pubblica, pesano sui conti e bloccano la concorrenza. Roberto Perotti, economista della Bocconi, le ha chiamate «mangiatoie» dei partiti mentre Raffaele Bonanni le ha battezzate «poltrone per politici trombati e loro clientele». Mazziotti insiste: «Renzi vuole sbarazzarsi dei salotti del capitalismo e chiede aria nuova? La via è eliminare la presenza del pubblico in economia che genera distorsioni e quella palude di cui lui parla»
Ecco su questo fronte, dove i partiti hanno forti interessi, si affaccia un altro test per Renzi e per la tenuta del Pd anche se la battaglia di Scelta civica trova alleati forti anche tra i Democrat come si vede dallo schieramento di Boccia: «È centrale capire quale sia la funzione d’uso di queste società: se non è essenziale per il cittadino allora deve passare in mano privata».
C’è poi la vera nebulosa che si chiama spending review e che sarà il cuore della legge di stabilità visto che dovrebbe portare 16 miliardi di tagli. «Il ministro Padoan ci faccia delle proposte, non ci tireremo indietro», diceva Sacconi. Il Pd aspetta e tace. Ma Boccia fa una proposta shock: «Usare quei tagli e un aumento del debito concordato con l’Ue per abbassare drasticamente le tasse per 30 miliardi: questa misura con le politiche attese dalla Bce contro la deflazione e per immettere liquidità nel circuito delle imprese sono la unica via d’uscita alla recessione italiana e alla frenata di tutta Europa».
Il Sole 24 Ore – 24 agosto 2014