Non è solo un dramma per giovani. La precarietà avanza anche tra le fasce di lavoratori più adulti, con l’Istat che nei primi tre mesi dell’anno conta quasi un milione di dipendenti over 34 senza posto fisso. In Italia non si era mai registrato un numero così alto, almeno da quando il dato è disponibile, ovvero dal 2004. Da allora, in base a confronti tendenziali, la crescita dell’occupazione ’a scadenza’ tra chi non è più un ragazzo è salita del 43,8%, a un ritmo più accelerato rispetto al dato complessivo (+30,2%). Quindi non solo la maggior parte delle nuove assunzioni avviene attraverso un rapporto a termine, ma spesso chi entra precario resta nella stessa condizione per un lungo periodo e magari si ritrova nell’età matura, quando di solito si hanno anche figli, senza un posto a tempo indeterminato.
Di certo la flessibilità ormai non è più un tabù tra gli adulti. Nel dettaglio tra gli over 34 i dipendenti a termine nel primo trimestre del 2012 sono 969 mila, così ripartiti tra le diverse face d’età: 541 mila per 35-44enni, 317 mila per 45-54enni e 111 mila per i 55-64enni. La schiera dei giovani (under 35) a tempo resta comunque più folta, annoverando nelle sue fila ben 1 milione 251 mila persone (56% sul totale). Guardando al totale, in tutto i lavoratori subordinati con un contratto che prima o poi si esaurirà sono circa 2,2 milioni. Per il numero complessivo dei senza posto fisso le serie storiche dell’Istat vanno molto indietro nel tempo e il risultato è un nuovo record: si tratta del livello più alto dal primo trimestre del 1993.
Ecco che in Italia la quota di lavoratori a tempo determinato sul totale dei dipendenti (13%) si conferma sempre più prossima alla media europea, anche se rimangono molto distanti i livelli toccati da Spagna, Polonia e Portogallo, dove circa uno su quattro è senza posto indeterminato. D’altra parte negli ultimi anni l’aumento dell’occupazione a tempo non si è mai arrestato, se si esclude la piccola pausa del 2009. E fin qui si è tenuto solo conto dei dipendenti a tempo, la principale forma di lavoro atipico ma non l’unica. Tra i precari ci sono anche i collaboratori, le cosiddette false partite Iva o le associazioni in partecipazione truccate e tanti altri tipi di rapporti flessibili che farebbero lievitare la platea di chi non possiede una posizione stabile.
La Stampa – 23 giugno 2012