Circa 202 milioni di disoccupati nel mondo nel 2012, pari ad un tasso di disoccupazione del 6,1%, in crescita rispetto ai 196 milioni del 2011.
In Italia, il tasso salirà al 9,7% nel quarto trimestre del 2011, in rialzo dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2010, il livello più alto dal 2001. Nel 2013, la stima dei senza lavoro nel mondo è dei 6,2 per cento, con previsioni di crescita anche nel breve periodo, fino a 210 milioni di disoccupati nel 2016, malgrado un graduale ma limitato declino dei tassi di disoccupazione complessivo.
La “trappola” delle politiche di austerità
È un bilancio sconfortante ma in qualche modo atteso, quello contenuto nel Rapporto annuale World of Work Report 2012, dell’Organizzazione internazionale del lavoro, con sede a Ginevra. Alla vigilia della Festa del Lavoro, il Rapporto Ilo descrive infatti i numeri di una crisi sempre più radicale, che si rispecchia nelle statistiche dei disoccupati, senza che i Governi abbiano trovate le contromisure adatte al rilancio dell’economia. Per l’Ilo, la strada del taglio del debito pubblico rappresentano una «trappola» che finora non ha creato «né crescita, né posti di lavoro»: «L’austerità si è tradotta in una debole crescita economica, un’accresciuta volatilità ed un deterioramento dei bilanci delle banche» a loro volta «all’origine di una contrazione supplementare del credito, un calo degli investimenti e quindi nuove perdite di lavoro».
Italia, disoccupazione giovanile al 32,6%
Nel capitolo sull’Italia, l’organizzazione sottolinea come «il tasso reale potrebbe essere superiore (al 9,7 registrato) poiché ai quasi 2,1 milioni di disoccupati si aggiungono 250 mila lavoratori in cassa integrazione». Nel nostro paese, la disoccupazione giovanile sale al 32,6%, mentre i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali. I lavoratori che non cercano più lavoro hanno raggiunto il 5% del totale e i Neet e cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione, hanno raggiunto gli 1,5 milioni di unità. Per l’Ilo, l’Italia è ormai entrata nella seconda fase di recessione consecutiva dall’inizio della crisi globale e «le misure di austerità fiscale frenano la ripresa economica».
Più investimenti per creare occupazione
In particolare, la pressione fiscale «dovrebbe raggiungere il 45% nel 2012», con un ulteriore effetto rallentamento della nostra economia «legato anche all’accesso più difficile al credito», fattore che contribuisce a ridurre gli investimenti privati «con conseguenze negative sulla ripresa del mercato del lavoro». Per riprendersi, sottolinea ancora il Rapporto Ilo 2012, l’Italia deve «aumentare gli investimenti per creare occupazione: le Pmi, che forniscono la stragrande maggioranza dei posti di lavoro, hanno bisogno di maggiori possibilità di finanziamento. È quindi importante far sì che le immissioni di liquidità da parte della Bce si traducano in maggiori opportunità di credito». Inoltre, «andrebbero snellite le procedure amministrative e accorciati i tempi di pagamento della Pubblica amministrazione».