Il provvedimento varato dal Governo il 14 aprile scorso colpisce ingiustamente i medici del 118 e della guardia medica convenzionati con il Ssn
Per questo il Sindacato dei Medici Italiani ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano denunciando i profili di incostituzionalità del provvedimento. Invita inoltre tutte le sigle sindacali ad aprire una vertenza unitaria con l’Esecutivo per sanare la situazione.
“Bisogna sanare l’ingiustizia verso i professionisti del 118 e della guardia medica che non sono dipendenti pubblici, ma lavorano con un rapporto di convenzione con il Ssn con caratteristiche equiparabili ai loro colleghi ospedalieri: prestano il loro servizio in strutture pubbliche e con un orario stabilito dalla stessa azienda. Sono medici che lavorano di notte e in condizioni di stress evidenti, a contatto con le emergenze (talvolta anche straordinarie), e purtroppo, spesso anche in condizione di scarsa agibilità dal punto di vista delle strutture e di quello della sicurezza”.
È quanto denuncia Salvo Calì, segretario generale Smi che chiede l’inserimento dei camici bianchi tra le categorie che rientrano nelle tutele previste dalla legislazione sul lavoro notturno e quindi tra i beneficiari dei lavori usuranti. Anche perché i diversi interventi legislativi degli ultimi anni, non ultimo il decreto legislativo, non sono intervenuti in tal senso.
“Rileviamo un paradosso – ha dichiarato il segretario Smi – all’interno della stessa postazione di emergenza-118, operano fianco a fianco medici dipendenti che rientrano tra le categorie del lavoro notturno e altri, solo perché “parasubordinati”, che ne sono esclusi. Crediamo che questa sia una palese disparità di trattamento nei confronti di un nutrito numero di cittadini italiani che verrebbero così discriminati. Nei fatti abbiamo medici di Serie A, portatori di diritti e altri di Serie B senza tutele. È evidente che il provvedimento in questione appare in antitesi con l’art. 3 della Costituzione che prevede espressamente l’uguaglianza di tutti i cittadini, letto peraltro in correlazione con l’art. 35 co. 1 Cost che a sua volta, testualmente, prevede che ‘La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni’, e l’art. 38 co. 2 Cost. che contempla i diritti dei lavoratori in caso di malattia, invalidità e vecchiaia. Non sembra, che, nel caso di specie venga rispettato il principio di uguaglianza né che il lavoro venga tutelato in tutte le sue forme di svolgimento”.
Per tutte queste ragioni lo Smi chiede al Presidente della Repubblica di prendere in considerazione la questione “certi di essere portavoce di un disagio diffuso nella categoria e di una sensibilità sul tema, che attraversa tutte le sigle sindacali del settore medico”.
E ancora, il sindacato prendendo spunto dalla lettera inviata a Napolitano e sulla base dell’ultimo incontro con il ministro della Salute su questo tema, invita tutte le sigle del sindacalismo medico ad aprire una vertenza unitaria con il Governo per sanare questa situazione.
Quotidianosanita.it – 19 aprile 2011