Via libera bipartisan in commissione Lavoro alla Camera. Fissata la lista delle categorie che potranno andare in pensione tre anni prima, in totale circa 5mila persone l’anno
Compie un passo decisivo, con un sì bipartisan, l’iter della legge sui lavori usuranti. Il 9 marzo lo schema del decreto legislativo ha ottenuto il via libera all’unanimità dalla commissione Lavoro della Camera; martedì prossimo, 15 marzo, approderà nella stessa commissione del Senato. Se i tempi saranno rispettati, l’ok finale (che spetta al Consiglio dei ministri) arriverà entro aprile, con tre anni di ritardo rispetto a quanto pensato dal precedente governo di centrosinistra. È comunque un sì importante, quello della commissione di Montecitorio, in cui è stato confermato come usurante il lavoro notturno.
Tra le altre categorie interessate: i lavoratori già identificati dal decreto Salvi del 1999 (galleria, cave, ad alte temperature, vetro, palombari), gli addetti alla catena di montaggio e i conducenti di veicoli che trasportano almeno nove passeggeri. La previsione è di circa 5mila persone coinvolte ogni anno. Determinante sarà la durata della mansione usurante: all’inizio saranno necessari sette anni negli ultimi dieci di lavoro; dal 2018 occorrerà almeno la metà della vita lavorativa. Chi avrà tutti i requisiti, da 2013 potrà andare in pensione tre anni prima rispetto all’età minima prevista dalla legge.
“È un decreto che attendiamo da anni, finalmente si riconosce un principio per il quale da sempre ci battiamo: i lavori non sono tutti uguali, ci sono attività lavorative gravose che incidono sullo stato di salute e sulle aspettative di vita dei lavoratori”. Così commenta Vera Lamonica, segretaria confederale della Cgil. “Proprio per ciò che riguarda il lavoro notturno – sottolinea – ci siamo battuti affinché il numero di notti annue non superasse le 64. E, infatti, nel decreto è previsto che chi svolge un numero di notti annue da 64 a 71 potrà andare in pensione un anno prima, da 72 a 77 notti due anni prima, da 78 in poi sono previsti tre anni di anticipo. Sembra essere questo un punto acquisito visto che sono state forti le pressioni per andare molto oltre le 64”.
Le novità interessano anche i medici e infermieri. “Per la prima volta rientrerà tra i lavori usuranti anche quello notturno dei dipendenti in sanità, a partire da medici e infermieri, un obiettivo da noi sempre perseguito e per il quale finalmente raggiungiamo un primo risultato, anche se con diverse limitazioni”. Così commentano Cecilia Taranto (segretaria nazionale Fp Cgil) e Massimo Cozza (segretario nazionale Fp Cgil Medici). “Rimane tuttavia il nodo delle risorse finanziarie disponibili già programmate – osservano i due sindacalisti – che potrebbero essere insufficienti facendo scattare criteri di priorità in ragione della maturazione dei requisiti”. In sanità, inoltre, “rischiano di essere esclusi i medici di guardia medica e tutti coloro che svolgono lavoro precario non dipendente”.
rassegna.it – 10 marzo 2011