Contratti da rinnovare, tagli al fondo e alle prestazioni, precariato, eccesso di carico lavorativo: a lamentarsi, in quello che si preannuncia come un nuovo «autunno caldo» per la sanità, sono i medici ospedalieri e gli altri dirigenti sanitari, quelli di famiglia, infermieri, tecnici di laboratorio.
Il malcontento è trasversale è lo si vedrà in piazza per tre volte in un mese quando sono previste due manifestazioni e uno sciopero nazionale. Si inizia il 28 novembre con la mobilitazione proclamata dai lavoratori del pubblico impiego per chiedere il rinnovo del contratto: scenderanno in piazza a Roma, anche medici e professioni sanitarie non mediche, come infermieri e tecnici di laboratorio. Appuntamento a Piazza della Repubblica per un corteo che arriverà nei pressi di piazza Venezia.
Poco dopo e poco distante, in piazza Santi Apostoli alle 15, l’appuntamento è invece con la manifestazione promossa dall’Ordine dei medici e odontoiatri insieme agli altri sindacati medici. Una manifestazione a cui sono invitati a partecipare anche tutti i cittadini, per dire «un no deciso ad ogni forma di sottofinanziamento del Servizio sanitario che porta inevitabilmente al razionamento delle risorse utili a rispondere ai bisogni di salute delle persone». Ma anche per richiamare l’attenzione sulla necessità, come spiega l’Anaao, il sindacato dei medici ospedalieri, di «un confronto politico che porti a una ridefinizione delle tematiche dell’orario di lavoro nell’ambito del nuovo contratto insieme al superamento del precariato».
SCIOPERO A DICEMBRE Resta per ora confermato, inoltre, lo sciopero del 16 dicembre, che vedrà incrociare le braccia ai medici pubblici, di famiglia, come pediatri e ospedalieri contro il «grave disagio provocato ai cittadini da politiche pubbliche orientate esclusivamente ad una gestione contabile del Servizio sanitario». Obiettivo delle critiche, il progressivo impoverimento del servizio pubblico, confermato anche quest’anno dal mancato finanziamento del Fondo sanitario nazionale e il recente provvedimento sull’appropriatezza delle prescrizioni varato dal governo, già definita una sorta di «caccia alle streghe» nei confronti dei medici. Ma all’ordine del giorno c’è anche l’applicazione della direttiva europea sull’orario di lavoro, oggetto di un confronto con l’Aran che per ora non ha ancora portato risultati. La protesta durerà 24 ore e vedrà garantita la gestione delle urgenze.
L’Arena – 23 novembre 2015