Spazi per nuove risorse finanziarie non ce ne sono, ma a Bruxelles è aperto il cantiere per «costruire» strumenti anticrisi destinati in particolare ai settori lattiero caseario e delle carni suine. Il commissario europeo alle Politiche agricole, Phil Hogan, ieri nel suo intervento a Strasburgo, alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, ha assicurato che nelle prossime settimane calerà sul tavolo un pacchetto anticrisi.
Le prime proposte dovrebbero essere presentate già al prossimo Consiglio dei ministri agricoli il 14 e 15 marzo prossimi, poi la discussione si sposterà all’Europarlamento e si dovrebbe così arrivare a un pacchetto latte-bis (ma si affronteranno anche altre emergenze a partire dall’ortofrutta). Il primo piano latte, varato per garantire un atterraggio morbido del dopo quote con una consistente dote finanziaria di oltre 400 milioni, non ha funzionato. E oggi il settore del latte, con l’exploit produttivo che ha provocato il crollo dei prezzi in Europa, è vicino al collasso.
In Italia ieri c’è stato l’ennesimo tonfo della quotazione spot a Verona scesa a 27 centesimi al litro. In questo quadro potrebbero prendere forma strumenti di gestione dell’offerta per ridurre i quantitativi di latte e dare un po’ di respiro ai prezzi. Sulla linea dei contributi per disincentivare la produzione è schierata la Francia. Molte paesi, tra cui l’Italia, chiedono il raddoppio degli aiuti de minimis (da 15mila a 30mila euro). I paesi del Nord spingono anche su azioni di promozione per aprire nuovi mercati e interventi di sostegno all’export. L’Italia nel suo «position paper» ha insistito sull’etichettatura con l’indicazione dell’origine della materia prima. Secondo la relazione italiana si tratta di una richiesta dei consumatori e tale indicazione in altri prodotti non ha danneggiato la libera circolazione. Ma su questo capitolo ha espresso già la sua contrarietà il Lussemburgo. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha anche sollecitato misure per rafforzare il potere contrattuale dei produttori e campagne di promozione per il latte fresco su larga scala promosse direttamente dalla Ue e infine un aumento dei quantitativi dello stoccaggio privato dei formaggi. Tante dunque le proposte europee, alcune divergenti, come quelle dei paesi che si oppongono ad azioni che imbrigliano il mercato ( Danimarca, Gran Bretagna e Svezia) e che ancora una volta metteranno a nudo le spaccature dei «28».
Intanto su alcuni punti ci sarebbe già lo stop della Commissione. L’aumento del prezzo di intervento è stato bollato dal commissario «uno strumento inadeguato, che invece di far diminuire la produzione avrebbe l’effetto opposto». Hogan vede bene invece «lo sviluppo di uno strumento di credito all’export per sostenere e incoraggiare i prodotti agroalimentari». Un fatto certo è che finanziamenti extra budget non ce ne sono. Di utilizzare gli incassi delle multe latte non se ne parla, per Hogan appartengono al passato. Un invito è stato rivolto agli stati membri a rimodulare i Piani di sviluppo rurale in funzione anti crisi. Per Paolo De Castro, coordinatore per il Gruppo socialisti e democratici della commissione Agricoltura del Parlamento Ue, è positivo innanzitutto il riconoscimento da parte del commissario della gravità della crisi, in particolare del settore zootecnico. De Castro è favorevole a rimettere mano alle procedure dell’Ocm unica per contenere la produzione: «L’aumento del latte è stato forte ed è la causa principale del crollo dei prezzi – ha detto -, ma non è avvenuto in modo omogeneo in tutta Europa. Gli incrementi italiani per esempio, tenendo conto che il 70% della produzione viene trasformata in formaggi, non impattano sui mercati. Ritengo che non si debba certo riparlare di quote, ma qualche strumento di gestione dell’offerta va trovato. Dobbiamo aprire il dibattito sulla gestione del rischio, nell’ambito della riforma di medio termine della Pac».
Annmaria Capparelli Il Sole 24 Ore – 9 marzo 2016