La protesta di seimila allevatori e agricoltori europei è cominciata: con i loro trattori hanno invaso le strade di Bruxelles nel giorno del Consiglio europeo straordinario dell’Agricoltura, convocato dalla presidenza di turno lussemburghese per cercare di dare risposte concrete alla crisi dei settori lattiero-caseario, della carne suina e bovina e dell’ortofrutta, duramente colpiti dall’embargo russo e dal calo della domanda cinese.
L’addio alle vituperate «quote latte» ad aprile ha provocato una sovraproduzione e il risultato è stato un crollo del prezzo del latte, che sta mettendo in ginocchio una parte degli allevatori europei. Ad aggravare la situazione, denunciano gli agricoltori, concorrono le pratiche sleali dei distributori. Il traffico nella capitale belga è andato in tilt, sono arrivati circa 2.000 trattori da tutta Europa e il «quartiere europeo», dove hanno sede la Commissione Ue e il Consiglio Ue, è stato completamente chiuso al traffico dalla polizia. Tutte le strade di accesso sono state sbarrate con cavalli di Frisia, presidiati da agenti in tenuta antisommossa.
Le richieste
Dall’Italia si sono mossi un centinaio di agricoltori, appartenenti a Coldiretti e Cia, Confagricoltura e le cooperative di ACI, più Copagrir. Un presidio della Coldiretti sta manifestando anche al valico del Brennero per «smascherare» il finto Made in Italy dei prodotti lattiero-caseari che giocano sull’italian sound ma che non rispettano le caratteristiche qualitative nella produzione tipiche dei prodotti italiani. I manifestanti chiedono a Bruxelles soluzioni differenti perché i problemi degli allevatori e degli agricoltori dei Paesi del Mediterraneo sono in parte diverse da quelli dei Paesi del Nord Europa. Gli agricoltori di Copa e Cogeca, che rappresentano la maggior parte del settore in Europa, chiedono che i soldi delle multe latte imposte dalla Ue per lo sforamento nel corso del regime delle quote 2014-2015 «tornino indietro agli agricoltori, ne abbiamo un disperato bisogno per superare la crisi». Per il presidente del Copa, Albert Jan Maat, quei soldi dovrebbero servire sia ad aiutare gli agricoltori sanando subito problemi di liquidità e investimenti che per la promozione dell’export. Nel settore lattiero «siamo ben al di sotto dei costi di produzione», ha spiegato il presidente della Cogeca, Cristian Pees, ricordando che «il 90% della produzione lattiera europea viene venduta sul mercato Ue, quindi il mercato interno è vitale, abbiamo bisogno di un intervento». Quanto al formaggio, «occorre reintrodurre lo stoccaggio privato: non vendiamo ancora la quantità che vendevamo alla Russia», ha aggiunto Pees. «Le restrizioni russe — prosegue Maat — hanno stroncato il principale mercato di export per l’Ue, per un valore di 5,5 miliardi di euro, da un giorno all’altro: sembra che debbano essere solo gli agricoltori a pagare ed è chiaro che la Pac non ha strumenti per affrontare una crisi come questa». «Il settore agroalimentare europeo conta 40 milioni di posti di lavoro e le sue esportazioni superano i 120 miliardi ogni anno — ha sottolineato Pees —. Ci aspettiamo anche che l’Unione europea ci aiuti a riequilibrare la filiera alimentare, presso la distribuzione: dobbiamo rafforzare il peso degli agricoltori».
Le proposte
Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina si presenta al Consiglio che inizierà nel primo pomeriggio con un documento condiviso con i ministri di Francia, Spagna e Protogallo che contiene sei proposte: il miglioramento dei sistemi di tracciabilità ed etichettatura dell’origine del latte; lo stoccaggio privato dei formaggi e delle carni (utile lo scorso anno come azione di contrasto all’embargo russo); una misura straordinaria e limitata nel tempo di aumento del prezzo di intervento per il latte in polvere; una campagna di promozione straordinaria sul latte e le carni suine sul mercato europeo e sui Paesi terzi per il rilancio dei consumi e il sostegno delle esportazioni; la crazione di un gruppo di alto livello europeo per un’analisi costante del mercato del latte europeo dopo la fine del regime delle quote; lo sviluppo di piattaforme logistiche nei Paesi terzi, con un finanziamento apposito della Bei. La trattativa è aperta, si tratta di vedere come andrà e cosa la Commissione Ue riterrà prioritario.
Corriere.it – 7 settembre 2015