Il numero è poí sceso a 12 mila nel 2010. Continua l’inchiesta di ItaliaOggi sulle quote. Delle 65 mila aziende che commercializzano latte in Italia, quasi 40 mila nel 2002 non avevano l’autorizzazione dell’Azienda sanitaria locale alla produzione e alla commercializzazione di latte vaccino (in base a quanto previsto dal dpr 54/1997). 0, quantomeno, questa non era stata inserita nella Banca dati nazionale dell’Anagrafe bovina di Teramo. Ad aprile 2010 queste aziende si erano ridotte a circa 12 mila. Nonostante l’assenza dell’autorizzazione Asl, queste aziende hanno continuato a produrre e a fatturare, cioè hanno venduto il latte ai primi acquirenti.
Dunque la loro produzione è stata conteggiata nella quota di produzione nazionale di latte, il cui superamento ha fatto scattare i prelievi supplementari.
Cioè le multe latte. È quanto emerge dalla relazione della commissione guidata dal giudice amministrativo Nello Mariani sulla produzione di latte in nero, istituita nel 2003 dall’allora ministro Gianni Alemanno. Dalla informativa giudiziaria dei Carabinieri del ministero delle politiche agricole, inviata alla procura della Repubblica di Roma del 4 novembre 2010. E da una relazione del ministero delle politiche agricole, datata 15 aprile 2010, anch’essa stilata dai Nac e inviata dall’allora capo di gabinetto Mipaaf, Giuseppe Ambrosio, a tutte le organizzazioni sindacali.
Quest’ultima è la stessa relazione, che in settimana è stata oggetto di discussione nel corso dell’incontro a palazzo Chigi tra il presidente del consiglio, Mario Monti, il ministro alle politiche agricole, Mario Catania, il presidente di Agea, Dario Fruscio e il leader della Lega Nord, Umberto Bossi. Il dato è rilevante ai fini della comprensione del fenomeno quote latte. Perchè senza autorizzazione Asl queste aziende non sono autorizzate a produrre latte e a venderlo. Esponendo, infatti, il consumatore a gravi rischi per la salute.
Il trend delle mancate autorizzazioni, comunque, è calante negli anni. La relazione dei Carabinieri parla chiaro: nel 2004/2005, si contavano 13.459 aziende di cui non risultava presente nella Banca dati nazionale di Teramo l’autorizzazione Asl alla produzione di latte vaccino. Nel 2005/2006, le aziende non in regola erano diventate 12.289. Nel 2006/2007 le aziende senza autorizzazione Asl erano diventate 11.810. Nel 2007/2008, le aziende fuorilegge erano 11.338. Infine, nel 2008/2009, risultavano ancora non in regola 11.314 aziende. Ma c’è di più. Scorrendo la relazione dei Nac del 4 novembre 2010, l’allora commissario straordinario per le quote latte Paolo Gulinelli, dichiarava ai Carabinieri che la presenza o meno nell’Anagrafe bovina dell’autorizzazione a produrre latte «non interessa ai fini della commercializzazione e ai fini del regime delle quote latte». Aggiungendo che «bisognerebbe accertare se si tratta di un errore di informatizzazione oppure se si tratta di una informazione mancante».
ItaliaOggi – 12 febbraio 2012