La notizia era attesa. Oggi scadono i termini per la risposta di Bruxelles alla richiesta italiana dell’etichettatura con l’indicazione dell’origine per il latte a lunga conservazione (per il fresco è già in vigore dal 2005), yogurt, formaggi e latticini. E dalla Commissione non è arrivato alcun rilievo. Scontato poichè la Francia ha già ottenuto il via libera (la legge è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale ed entra in vigore il 1° gennaio 2017). E il decreto italiano è in linea con quello di Parigi. Per la Coldiretti è una grande vittoria, celebrata ieri in occasione della prima giornata del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione che si chiude oggi con l’intervento del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. La Coldiretti, dopo mesi sulle barricate per spuntare un prezzo remunerativo per il latte italiano, crollato in inverno e primavera, e per ottenere il riconoscimento della distintività del prodotto Made in Italy aveva incassato le promesse del governo sulla super etichetta.
Il 31 maggio scorso il premier Matteo Renzi e il ministro Martina avevano assicurato che accanto al corposo pacchetto di aiuti avrebbero fatto pressing su Bruxelles.
E ieri l’annuncio: anche sui cartoni italiani, per due anni e per i soli paesi che l’adottano, come in Francia, saranno indicati paese di mungitura, di trasformazione e confezionamento. Un altro tassello che si aggiunge al puzzle su cui Coldiretti sta lavorando dal Duemila quando fu lanciata la raccolta delle firme per una proposta di legge.
«Con l’etichettatura d’origine – ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni su quattro di latte a lunga conservazione venduti in Italia che sono stranieri». Uno strumento in più per mettere in sicurezza oltre 3.300 aziende con 1,7 milioni di mucche e 120mila posti di lavoro nell’allevamento in una filiera che vale 28 miliardi. La prossima sfida saranno i nuovi contratti (in scadenza a dicembre e a marzo). Con la nuova etichetta e con le norme del collegato agricolo che consentono class action in caso di vertenze e possibilità per le organizzazioni agricole di trattare i rinnovi per conto dei produttori, secondo Moncalvo, ci saranno più opportunità per tutelare gli allevatori. Inoltre a favore giocano i rialzi dei listini con lo «spot» balzato dall’estate a oggi da 24 a 42 centesimi al litro.
Anche per l’industria è importante dare informazioni chiare e complete ai consumatori. Lo sottolinea Assolatte che ricorda «di aver lavorato e lavorare su tutti tavoli che definiscono le norme di etichettatura, da sempre favorevoli a qualunque innovazione che vada verso la massima trasparenza sulle indicazioni della qualità e dell’origine”.
Per il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia è necessaria una normativa Ue e serve soprattutto una condivisione.Una strada imboccata per la pasta su cui si sta discutendo al ministero dello Sviluppo economico. Moncalvo intanto ha denunciato speculazioni sul grano ( crack di 40 miliardi nel mondo) che hanno eroso i compensi degli agricoltori portandoli indietro di trenta anni e ha sollecitato una maggiore valorizzazione del prodotto nazionale.
Etichetta sul latte obbligatoria, gli allevatori: una vittoria, così diciamo addio al falso made in Italy
Maurizio Tropeano. «Finalmente». Gli occhi di Tonino Gai, 51 anni, allevatore «da sempre» a Racconigi in provincia di Cuneo, più delle parole raccontano della gioia per un provvedimento che «aspettavamo da anni». Gai, però, incrocia le dita e si augura che la procedura di silenzio assenso della Commissione europea sulla richiesta del governo italiano di introdurre la carta d’identità obbligatoria per il latte prodotto nel nostro Paese si concluda positivamente. Ieri mattina, infatti, Coldiretti ha annunciato lo «storico via libera» di Bruxelles bruciando il ministero delle Politiche agricole e creando non pochi malumori all’interno della Commissione. La procedura, infatti, è scaduta alla mezzanotte di ieri e fonti comunitarie, comunque, hanno fatto sapere che non dovrebbero esserci problemi per il via libera ufficiale. Del resto, Bruxelles aveva già detto sì alla Francia. La scelta di Coldiretti di anticipare l’autorizzazione comunitaria, però, ha fatto alzare la guardia alla Germania e (anche la Gran Bretagna) preoccupata che la strada imboccata da Roma e Parigi venga seguita da altri Paesi. La Lituania si è già mossa in questa direzione e nei prossimi mesi anche Portogallo, Grecia e Finlandia chiederanno alla Commissione di poter adottare lo stesso meccanismo facendo aumentare i timori di Berlino per l’introduzione di una forma di protezionismo mascherato.
Questo è il futuro. Da oggi, comunque, se non ci saranno contestazioni dell’ultima ora il governo italiano potrà emanare il decreto sull’etichettatura che dovrebbe diventare operativo a partire dal primo gennaio del 2017. Secondo il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina «con questo passaggio apriamo un punto di novità che spero tanto sia utile in particolare ai nostri allevatori e ai nostri produttori».
Che cosa cambia? «E’ tutto molto semplice – spiega Gai -. I caseifici che producono formaggi e poi li commercializzano con il nome di un paese di montagna, di un territorio o di un monte più o meno famoso, ma che richiama il made in Italy ora dovranno dichiarare dove hanno preso il latte, se l’hanno acquistato da me, dai miei colleghi in Piemonte o nel resto d’Italia oppure all’estero». Secondo Gai «in questo modo il consumatore potrà scegliere liberamente che cosa acquistare». La sua speranza è che «finalmente anche gli allevatori possano beneficiare delle ricadute economiche del made in Italy». Tradotto vuol dire aprire una trattativa con gli industriali per ottenere qualche centesimo in più per un litro di latte acquistato negli allevamenti. Ancora Gai: «Speriamo che l’etichetta possa scardinare il cartello degli industriali che quest’anno hanno lasciato nelle stalle una quantità di latte importante perché era impossibile trovare un acquirente».
L’Italia, così, potrà sperimentare per un periodo di due anni un’etichetta che contenga l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari. La carta d’identità per latte, formaggi e yogurt dovrà contenere tre indicazioni: paese di mungitura, nazione di confezionamento e paese di trasformazione.
Secondo Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, «con l’etichettatura di origine si dice basta all’inganno del falso made in Italy». In Italia continuano ad operare 33 mila allevamenti che danno lavoro a 120 mila persone con un fatturato di filiera che raggiunge i 28 miliardi. «La scelta di trasparenza fatta in Italia – conclude – è importante per essere più forti anche nella lotta all’agro-pirateria internazionale sui mercati esteri dove i nostri formaggi hanno fatturato l’anno scorso 2,3 miliardi».
La Stampa e Il Sole 24 Ore – 16 ottobre 2016