Uno, due, tre. E’ fuoco a raffica di articoli, servizi televisivi, news, approfondimenti. L’attacco finale a lavoratori di stato e enti locali è iniziato. Un bel regalo di Natale che prepara una quaresima anticipata per circa 3 milioni di italiani. Ingenuo pensare che colpi così ben coordinati siano frutto di una combinazione.
Prima della ‘fase due’ è necessario far piazza pulita delle ultime resistenze.
I cecchini dei media han gioco facile, sparano nel mucchio. Dopo un bombardamento che dura da anni, tutti i dipendenti pubblici sono ormai conosciuti col termine di fannulloni. Gentile apprezzamento espresso dall’allora professore Ichino, diventato grazie a ‘meriti’ indiscussi senatore del Pd.
L’offensiva finale a un esercito abbandonato dagli ufficiali e ingannato dai sindacati, è ricca di cifre, come quelle sui secondi lavori dei dipendenti pubblici mandati in onda in prima serata dal Tg5 il 27 dicembre. Si avvale di dati forniti dall’agenzia delle entrate come quelli citati dalle ripetute inchieste firmate da Gianantonio Stella sul Corriere. E poi tanti alrti articoli, news, segnalazioni che puntano il dito sulle assunzioni nelle società municipalizzate, sui dipendenti infedeli, su chi percepisce la disoccupazione impropriamente. Il fuoco non risparmia nemmeno i precari. E’ il Tg3 a fare il lavoro ‘sporco’ nell’edizione serale del 28 dicembre. L’attacco alle stabilizzazioni di precari pronunciato dalla gelida Berlinguer, trova campo facile: stavolta da colpevolizzare sono le assunzioni fatte in Sicilia…
Il primo bastione a perdere pezzi è il più importante, cioè l’unica vera cassa dei dipendenti pubblici, l’Inpdap. Solo il pudore evita a qualche giornalista di far passare l’istituto di previdenza per un ente inutile. Falcidiato nel silenzio di sindacati e partiti già nel 2000 con la cartolarizzazione, leggasi svendita, di centinaia di edifici, terreni, appartamenti. Un ricco bottino che ha scatenato le mire ‘liberal’ dei governi dell’ultimo decennio. Nessuno fino ad oggi era riuscito a cannibalizzare la preda: Hannibal Monti ha deciso di eliminare l’Inpdap e il suo patrimonio accorpandolo (si fa per dire) all’Inps. Una riorganizzazione che puzza di dismissione. Una razionalizzazione che ha l’alito mortifero della disoccupazione. Infatti sono già partite 700 lettere di licenziamento, che nella neolingua dei tecno-dittatori ha sostituito il più appropriato termine di licenziamento. Restano in trepida attesa gli altri 3000mila dipendenti dell’ente previdenziale, dopo che il 28 dicembre a Roma una delegazione sindacale non ha avuto risposte scritte dal presidente dell’Inps Mastropasqua. Il nuovo datore di lavoro non sa né come, né quando e soprattutto se, dovrà assumere gli ex dipendenti Inpdap.
I fannulloni italiani, unica specie in via di estinzione ancora (per poco) protetta da quell’articolo 18 che la maggioranza dei lavoratori non conosce nemmeno di nome, sono destinati a seguire il triste destino dei loro colleghi di Grecia, Portogallo e Irlanda. Una storia men che parzialmente raccontata dai nostri media, più impegnati a trasmettere immagini di violente manifestazioni di piazza quando parlano di quei paesi. Video utili a spaventare il telespettatore medio, più che a informare su quel che sta accadendo ai lavoratori statali nel resto d’Europa. Oltre alle centinaia di migliaia di licenziamenti, molte volte nemmeno mascherati dalla farsa della ‘mobilità’, vi sono corpose decurtazioni degli stipendi a parità di orario ed eliminazione di qualsiasi bonus. Quasi che 13ma e assegni familiari fossero gentili concessioni e non diritti sanciti (a caro prezzo) da contratti nazionali. Norme che nemmeno lo Stato italiano stesso riesce più a garantire. Restano i fatti. L’impiegato statale greco dal 1° gennaio si è visto decurtare lo stipendio da 1200 a 700 euro, ‘bonus inclusi’, mentre il nuovo programma del governo britannico si propone di lasciare a casa 200mila dipendenti pubblici nel 2012. In Portogallo, per ora, oltre alla decurtazione delle tredicesime c’è stato il taglio del 5% di tutti gli stipendi. E in Italia si è aperta la stagione della caccia grossa. Obiettivo è lui, l’odiato dipendente pubblico. Fannullone maledetto. Ma con la coesione e il superamento delle ‘sterili contrapposizioni’ come le ha definite recentemente il presidente della Repubblica Napolitano, siamo certi che anche questo ‘nemico della stabilità’ verrà eliminato. Mai come in questi momenti ‘così difficili per il nostro paese’ c’è bisogno di responsabilità. Non dimentichiamocelo.
Ilfattoquotidiano.it – 2 gennaio 2012