38 miliardi: il valore della spesa annua sostenuta ora dall’Inps per le reversibilità. Il Governo pensa di mettere mano ai requisiti troppo generosi che regolano l’accesso all’assegno dei superstiti
Si sa solo che il nodo delle pensioni di reversibilità verrà affrontato con la delega fiscale-assistenziale che il governo ha deciso di anticipare al fine di garantire il close to balance nel 2013. L’idea di base e semplice e perentoria insieme: bisogna mettere meno ai requisiti troppo generosi che regolano l’acceso all’assegno per i superstiti e allineare questo trattamento puramente assistenziale ai livelli europei. Stiamo parlando di uno stock di circa 5 milioni di assegni pensionistici pagati dall’Inps, con un flusso annuo di circa 3oomila nuove pensioni. La spesa previdenziale per queste pensioni vale, per la sola Inps, qualcosa come 38 miliardi. Attualmente l’assegno equivale al 60% della pensione del coniuge defunto in caso di redditi complessivi a quattro volte il trattamento minimo, mentre la cumulabilità degli assegni scende al 50% per redditi superiori a cinque volte il trattamento minimo, mentre arriva fino al 75% per i redditi superiori a tre volte il minimo.
Non risultano simulazioni, allo stato, per una stretta su questi assegni ma, immaginando un taglio del 10% alle pensioni di reversibilità al 60% (che scenderebbero al 54%) potrebbe essere ipotizzata una minore spesa peri-1,5 miliardi. Al di là dei risparmi, in questo caso quello che conta è la razionalizzazione di un trattamento sul quale sono stati tentati riordini ancora in anni recenti ma senza successo. Un riordino capace di ridurre almeno in parte il flusso di nuove pensioni cumulate. Il trattamento di pensione ai superstiti è a due vie: la pensione indiretta che spetta ai componenti del nucleo familiare alla morte di un lavoratore assicurato e il trattamento di reversibilità se la persona deceduta era già titolare di pensione di anzianità, vecchiaia o inabilità. La pensione indiretta spetta solo se il lavoratore aveva accumulato, anche in epoche diverse, almeno 15 anni di contribuzione oppure 5 anni di contributi, di cui almeno 3 nel quinquennio precedente la scomparsa. Variabili sono previsti in caso di figli, o carichi familiari particolari. Per non parlare di particolarità come le pensioni di guerra che vengono girate ai parenti anche se il beneficiario e deceduto decenni dopo il termine del conflitto. Tutti questi aspetti verrebbero riordinati con la riforma anticipata dell’assistenza.
Il Sole 24 Ore 11 agosto 2011