di Guido Ruotolo. Veleni e ricatti. Per una storia di provincia che ruota attorno alla vita della Asl, della sanità pubblica, e che coinvolge ministri, trombati, sconfitti, avversari, avvocati, affaristi, funzionari corrotti. Sì, la storia della Asl di Benevento sta diventando una storia di ricatti, non di complotti. E di cordate trasversali politiche in guerra tra loro.
Girano, si vendono, vengono proposte registrazioni di conversazioni mai depositate, di telefonate tra l’ex direttore finanziario della Asl, Felice Pisapia, e Nunzia De Girolamo quando ministra non lo era ancora. Ma sembra che esistano anche registrazioni di «interviste» alla città di Pisapia sempre sulla sanità pubblica.
Il giorno prima delle spiegazioni in aula della ministra, il palazzo è deserto, i corridoi e le aule del Tribunale stranamente non sono un vociare fastidioso. Ascensori rotti. Il procuratore Giuseppe Maddalena e il pm Giovanni Tartaglia Polcini sussurrano il solo «buongiorno», «lasciateci lavorare».
Non sono certo cuor di leoni, in passato qualcuno dell’ufficio ha frequentato anche i convegni sardi della P4 di Pasqualino Lombardi. Ma di fronte a quel che si muove anche la procura sarà costretta a intervenire. Ieri sera ha acquisito il servizio mandato in onda sul Tg5 di mercoledì sera: tre minuti di registrazione di una conversazione molto più lunga tra Nunzia De Girolamo e Felice Pisapia. Chi ha registrato la telefonata? Risale al 30 novembre del 2012? Quello che è preoccupante è che a questo punto esistono diverse ore di registrazioni di conversazioni, colloqui, riunioni messe all’asta. E non stiamo parlando solo dei 240 minuti e rotti di conversazioni delle due riunioni del luglio del 2012, a casa De Girolamo. Quelle che Pisapia ha consegnato alla Procura nel settembre scorso. Colpisce che da tempo l’entourage del ministro De Girolamo – e non solo – sapesse che circolavano queste registrazioni. E nulla ha fatto. Neppure il ministro De Girolamo dopo l’intervista al Tg5 ha avvertito l’esigenza di informare l’autorità giudiziaria. Il direttore Clemente Mimun ha sostenuto di averle ricevute in busta anonima ma ieri sera Santoro nel suo programma ha detto che dal Tg5 quelle registrazioni non gli sono state date perché «di proprietà dell’avvocato della ministra».
Uno dei legali più qualificati di Benevento, ex vicesindaco di una giunta di centrodestra, Roberto Prozzo, svela: «Nel settembre del 2012 un amico mi confidò che Pisapia faceva girare la voce dell’esistenza di alcune registrazioni di me a colloquio con Umberto Del Basso De caro (oggi deputato del Pd, ndr) e Michele Rossi (direttore generale della Asl nominato da Nunzia De Girolamo, ndr). Noi tre avremmo formato un direttorio. Risposi al mio amico che non avevo nulla da temere perché questi colloqui non c’erano mai stati».
Già, Pisapia. Da ieri senza l’avvocato, Vincenzo Regardi, che ha rinunciato al mandato, dopo il servizio del TG5. Al Palazzo di Giustizia si fa notare che è in corso una camera di consiglio del Riesame che deve decidere sulla libertà di tre dei sette indagati finiti chi ai domiciliari chi con obblighi di dimora. E dunque sarebbe evidente l’inquinamento probatorio in atto, rappresentato da quelle registrazioni non depositate e mandate in onda dai tg.
Davvero bisogna dare per scontato che l’autore delle registrazioni in giro è sempre lui, il «ricattatore» Felice Pisapia, la cui posizione è oggi al vaglio del Riesame di Napoli che deve decidere se confermare l’obbligo di dimora o revocarglielo. Certo è che la sua posizione sembra sempre di più e fortemente compromessa, e ben presto, si sussurra a Benevento, potrebbero essere firmati nuovi provvedimenti restrittivi. Perché uno dei filoni più importanti dell’inchiesta della Procura potrebbe essere arrivato al giro di boa. E riguarderebbe le parcelle liquidate a un gruppo ristretto di professionisti con cifre «incongrue» rispetto agli incarichi. Questo filone sull’ «Asl usata come bancomat» coinvolgerebbe anche studi legali importanti. Secondo indiscrezioni, sarebbero in corso transazioni con le Asl. Insomma, gli stessi beneficiari delle consulenze e degli incarichi avrebbero in parte restituito le cifre «incongrue». Vere e proprie transazioni.
La Stampa – 17 gennaio 2014