Bocchino, vicepresidente del Fli: «Bisogna essere cauti perché questo è un momento molto delicato. Il premier quanto al completamento della squadra di governo, avrà contatti diretti con i singoli segretari»
Molti contatti telefonici in queste ore tra Alfano, Bersani, Casini, Fini e Rutelli, ma non vogliono farsi vedere insieme, come se fossero veri alleati politici. Per la verità lo hanno già fatto durante la formazione del governo, ma farlo adesso per dividersi sottosegretari e viceministri avrebbe un altro sapore. Nel Pd spiegano che con tutti i guai che ha l’Europa, e con essa l’Italia, l’ultima cosa da fare è un vertice tra leader di partito che sostengono il governo Monti. Anche perché, come spiega Bersani, non c’è una maggioranza di larghe intese, «né tantomeno ci può essere un vertice». Mettersi poi a parlare di questi argomenti avrebbe il sapore dell’inciucio, della spartizione. Con l’aria che tira, con la Lega e l’Idv pronti a puntare i fucili, meglio evitare.
«Bisogna essere cauti – dice Italo Bocchino, vicepresidente del Fli – perché questo è un momento molto delicato. Il presidente del Consiglio ha una missione delicata in Europa. Quanto al completamento della squadra di governo, avrà contatti diretti con i singoli segretari. Non è escluso tra l’altro che le nomine possano slittare alla prossima settimana». Quindi incontri bilaterali, forse tra oggi e domani, legati soprattutto all’impellenza di stringere i tempi sull’approvazione delle misure economiche: entro Natale, come ha chiesto Monti ai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani. Ma fare presto significa completare l’esecutivo, innanzitutto mettere in campo la squadra di Giarda, il ministro per i Rapporti con il Parlamento che dovrà gestire l’iter dei provvedimenti anti-crisi.
Pure Angelino Alfano nega che ci possa essere un incontro collegiale con Bersani e Casini. «Il pallino ce l’ha in mano Monti. Non c’è alcuna pressione da parte dei partiti». La verità è che i partiti hanno già fatto avere la loro rosa dei nomi a Palazzo Chigi: in questa sede verranno fatte le scelte su personalità a prevalenza caratura tecnica. Ci saranno ex parlamentari ed ex sottosegretari come Giampaolo D’Andrea del Pd che ha già lavorato con Giarda nei precedenti governi di centrosinistra. Rappresentanti di area che dovranno interagire con le forze politiche visto che non si vuole dare l’impressione che sia una maggioranza di larghe intese. Non è escluso anche l’ingresso di qualche politico, stando almeno alle affermazioni del ministro della Sanità Balduzzi: «Come orientamento abbiamo l’apertura da parte del presidente del consiglio a ricevere indicazioni sul tipo di collaboratori di cui abbiamo bisogno. Essendo i ministri senza esperienza parlamentare, abbiamo bisogno di qualche altro tipo di esperienza e certamente uno dei criteri potrebbe essere quello politico».
C’è un velo di ipocrisia che avvolge questa maggioranza che vorrebbe lavorare per compartimenti stagni. Una facciata per non irritare i loro elettori che non vogliono mescolare le carte. Cosa che invece vorrebbe Casini, il quale si augura che alle prossime elezioni «nasca una grande coalizione sul modello della Germania», con Alfano e Bersani insieme nello stesso governo. Dietro la facciata però i contatti telefonici sono frequenti e non è escluso nemmeno che ci sarà un incontro supersegreto. Il meccanismo che si vuole mettere in piedi è farraginoso. Monti avrà un’interlocuzione diretta con i capigruppo sui singoli provvedimenti. Mentre i ministri si rapporteranno con i referenti dei partiti competenti nelle commissioni.
Ora si tratta di chiudere la partita dei vice-ministri e dei sottosegretari. Il dossier è in mano a Monti che vuole ridurre il numero a 33 in tutto. Al Pd e al Pdl ne andrebbero 12, al Terzo Polo 6. Tre viceministri potrebbero essere indicati direttamente dal presidente del Consiglio. I partiti ritengono che siano pochi perché il lavoro da fare nelle commissioni e nei ministeri è pesante e complesso
Lastampa.it – 24 novembre 2011