È il messaggio inviato al Governo dal leader della Cgil, Maurizio Landini che ieri pomeriggio ha concluso davanti ad un’affollata piazza San Giovanni la manifestazione nazionale organizzata da un centinaio di associazioni dietro lo slogan ”La via maestra, insieme per la Costituzione”. Per gli organizzatori hanno sfilato in 200mila («è la più grande manifestazione degli ultimi 10 anni»), 35mila per la Questura, l’enorme piazza romana che tradizionalmente ospita le manifestazioni sindacali appariva comunque piena.
Prima di intervenire dal palco Landini ha salutato la segretaria del Pd Elly Schlein e la delegazione del M5S guidata dal vicepresidente Riccardo Ricciardi. «A chi dice che questa è la piazza dell’opposizione – ha continuato Landini – dico no, questa è la piazza che vuole unire il Paese, di chi paga le tasse. Abbiamo il dovere di cambiare il Paese, sono aumentate le disuguaglianze. È il momento di uscire dalla rassegnazione, ad unirci è la Costituzione, che va difesa e attuata». Ha rivendicato la coerenza del sindacato, Landini ricordando che la Cgil «la Costituzione l’ha sempre difesa, e non lo diciamo perché c’è un nuovo governo, l’abbiamo difesa anche quando la volevano cambiare Berlusconi o Renzi». Nel merito il tema «non è fare l’autonomia differenziata, il nostro Paese è gia abbastanza diviso e frantumato e non c’è bisogno di aumentare le divisioni».
I temi più importanti, ha aggiunto Landini «sono il calo del potere d’acquisto dei salari dei lavoratori, delle pensioni, mentre sono aumentati i profitti, i soldi ci sono ma il governo non tassa i profitti e vara condoni fiscali invece di combattere l’evasione fiscale che nel nostro Paese vale 110 miliardi». Tra le altre parole d’ordine c’è la «lotta alla precarietà, vanno cambiate leggi sbagliate fatte ultimi 20 anni da tutti governi che abbiamo avuto» – la Cgil sta valutando di presentare un quesito referendario per abrogare il Jobs act – e «da questo governo che ha liberalizzato i contratti a termine e i subappalti».
Dalla piazza più volte è echeggiato lo slogan “sciopero generale”, il segretario non ha «escluso nulla», intanto la Cgil avvierà una consultazione con assemblee nei luoghi di lavoro: «Noi rappresentiamo la maggioranza di questo Paese – ha aggiunto Landini -. Non ci fermeremo e andremo avanti su questa strada finché non avremo ottenuto risposte, considerando tutti gli strumenti di cui il sindacato può disporre». Quanto ai rapporti con gli altri sindacati: «voglio discutere anche con le altre organizzazioni sindacali e verificare la condizione di prendere delle decisioni insieme», ha aggiunto Landini, che individua come possibile terreno comune d’azione, la legge di Bilancio: «Proporremo anche a Cisl e Uil, a fronte delle lacune che già vediamo nella manovra, di proseguire quella mobilitazione che unitariamente abbiamo fatto a maggio». Bersaglio del leader della Cgil è la Nadef che «prevede un taglio della spesa sanitaria per i prossimi anni. È inaccettabile, abbiamo bisogno di assunzioni di medici e infermieri».
Nelle stesse ore in cui il Cnel approvava la seconda parte del documento (con il “no” di Cgil e Uil), Landini ha ribadito che «è arrivato il momento di introdurre un salario orario minimo sotto il quale nessun lavoratore debba essere pagato», attaccando il governo che «invece di assumersi la responsabilità e convocare le parti sociali per fare una legge sulla rappresentanza e cancellare i contratti pirata, ha subappaltato il suo ruolo al Cnel, mettendo sindacati che firmano contratti pirata e non rappresentano nessuno, togliendo posti alle organizzazioni più rappresentative. Questo è un attacco ai lavoratori».