Beniamino Bonardi. La Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge sulla “Disciplina dell’attività di ristorazione in abitazione privata”, che ora passa all’esame del Senato. Le nuove norme, approvate con 326 sì e 23 no, fissano paletti che dal mondo degli home restaurant vengono giudicati eccessivamente rigidi e tali da impedire lo sviluppo del settore.
Il testo approvato dai deputati configura questa attività come occasionale e quindi pone il limite massimo di 500 coperti l’anno e un introito non superiore ai 5.000 euro. Le prenotazioni non potranno essere telefoniche ma dovranno essere effettuate esclusivamente attraverso piattaforme elettroniche e anche i pagamenti non potranno essere in contanti ma solo digitali. Il luogo dove viene esercitata l’attività dovrà avere la certificazione di agibilità e tutte le caratteristiche igieniche previste per le abitazioni. Il titolare del ristorante domestico dovrà anche stipulare un’assicurazione sia sulla casa sia per la copertura dei rischi derivanti dalla sua attività. Sarà vietato ospitare un home restaurant e contemporaneamente un B&B o una casa vacanze in una stessa abitazione.
La dichiarazione di avviamento attività (Scia) è stata trasformata in una “comunicazione digitale” da inoltrare al comune, secondo modalità che stabilirà il Ministero della Sviluppo economico, mentre il Ministero della Salute stabilirà le buone pratiche di lavorazione e di igiene, oltre alle misure per la lotta all’alcolismo. Non sarà richiesta l’iscrizione al registro degli esercenti il commercio. Una dura critica arriva dal presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, secondo il quale «la Camera dei deputati ha varato una normativa che dovrebbe essere più propriamente intitolata “Ostacoli all’attività di ristorazione in abitazione privata”. Nel testo, infatti, si leggono esclusivamente limitazioni, divieti, vincoli, restrizioni rispetto a un modo con il quale alcuni italiani tentano di darsi da fare per migliorare la propria condizione, nello stesso tempo contribuendo a muovere un’economia asfittica come la nostra. Ancora una volta, la furia regolatoria del legislatore italiano si avventa sulla libera iniziativa privata, pretendendo di determinarne ogni singolo aspetto ma finendo per affossarla o condannarla al sommerso. Non ci resta che sperare nel Senato».
Il provvedimento andrebbe migliorato con l’obbligatorietà delle procedure Haccp sui temi della sicurezza igienico-sanitaria
Secondo Giambattista Scivoletto, fondatore di HomeRestaurant.com e amministratore di B&B.it, «l’obbligo di registrazione sulle piattaforme web e quello di acquisire pagamenti solo in forma elettronica impedirà l’85% delle probabili aperture».Un giudizio positivo arriva, invece, dalla Confcommercio, che ritiene «apprezzabile l’impegno che il governo sta mettendo in campo per regolamentare al meglio un fenomeno in forte ascesa come quello degli home restaurant, sul quale abbiamo rappresentato in ogni sede i rischi – economici, sociali e giuridici – che potrebbe generare, se non correttamente inquadrato. Il provvedimento andrebbe a nostro avviso ulteriormente migliorato, soprattutto per quanto riguarda le tutele per la salute dei consumatori, con l’obbligatorietà delle procedure Haccp sui temi della sicurezza igienico-sanitaria». Interviene anche l’Accademia della Crusca, definendo “sorprendente” che «all’art. 2 del testo approvato dalla Camera per definire tale attività il legislatore italiano debba ricorrere all’anglismo home restaurant, quasi che l’arte culinaria casalinga del nostro Paese abbia origini oltre Manica e la lingua italiana non disponga di un termine per designare ciò che si potrebbe senz’altro denominare ristorante domestico. Questo termine risulta non solo immediatamente comprensibile per tutti, ma riunisce semanticamente tutti gli elementi della definizione che il testo di legge fornisce dell’attività in questione».
26 gennaio 2017