Fabio Di Todaro. La Stampa. L’opposizione alla dieta vegana è ferma: nessuno specialista dovrebbe mai raccomandarla a una coppia per il proprio figlio, nei primi anni di vita. Quanto al vegetarianesimo, l’apertura è parziale: a patto che sulla tavola trovino posto il latte, le uova oltre ad alimenti fortificati con vitamina B12, ferro e omega 3. E, soprattutto, che in ogni famiglia si eviti il «fai-da-te». Sono le conclusioni del dossier redatto da chi si prende cura dei più piccoli, che sarà presentato domani a Mestre: nel corso del congresso della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps). Il documento, il primo di questo tipo nel nostro Paese, è il frutto di un anno di lavoro: oltre 120 gli studi internazionali passati in rassegna col coordinamento di Margherita Caroli, tra i massimi esperti di nutrizione pediatrica in Europa. Eterogeneo è pure il target delle persone arruolate nelle ricerche: donne in gravidanza, giovani mamme, lattanti, bambini e adolescenti. «Deve passare chiaro un messaggio: la salute di ogni individuo si determina in larga parte nei primi mille giorni di vita, compresi quelli trascorsi nell’utero materno», afferma Vito Leonardo Miniello, docente di nutrizione e dietetica infantile all’università di Bari e vicepresidente della Sipps, che assieme alla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp), alla Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (Sima) e alla Società Italiana di Medicina Perinatale (Simp) ha scelto di prendere posizione sulle diete «veg» in gravidanza e nel corso dell’età evolutiva per evitare spiacevoli ripercussioni per la salute dei più piccoli: evenienza tutt’altro che rara quando le scelte sono assunte senza il consulto di uno specialista.
Integrazione inevitabile
Sfogliando il dossier, si evince che «le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate al corretto sviluppo del bambino: in chiave neurologica, psicologica e motoria». Le responsabilità sono da riconoscere al molto più che probabile deficit di alcuni micronutrienti: il ferro, lo zinco, la vitamina B12 e l’acido docosaesanoico su tutti. «La maturazione cerebrale del bambino avviene in larga parte nei primi due anni di vita – prosegue Miniello -. Più le diete sono stringenti in questo periodo, maggiori sono le carenze e i rischi a cui si espongono i figli». Ecco perché, almeno fino al raggiungimento del quinto anno di età, la scelta non dovrebbe mai essere caldeggiata dagli specialisti: soprattutto perché mancano evidenze a sostegno di un effetto preventivo e terapeutico tanto rispetto alle malattie trasmissibili quanto a quelle croniche, nel confronto realizzato con le diete onnivore bilanciate. Come devono comportarsi allora pediatri e nutrizionisti di fronte ai genitori che non vogliono che sulla tavola dei propri figli finiscano alimenti di origine animale? «Occorre far capire loro che l’integrazione della dieta è imprescindibile, così come la necessità di monitorare in maniera molto più frequente i loro figli». La scelta ideale, fin dai primi mesi di vita, rimane quella mediterranea: basata sul consumo prevalente di alimenti vegetali e sull’uso limitato di prodotti animali. È così, secondo i pediatri, che si contribuisce ad assicurare salute ai bambini di oggi, ma pure agli adulti di domani. Un’affermazione che nella rassegna risulta consolidata anche dalla maggiore incidenza di disturbi del comportamento alimentare – anoressia, bulimia, binge eating disorder – riscontrati tra gli adolescenti contrari al consumo di carne, pesce e loro derivati. Altri punti del documento riguardano le donne che scelgono un regime «veg» in gravidanza e durante l’allattamento. Quanto alle prime, «non ci sono studi che dimostrino una maggiore incidenza di parti prematuri o di aborti, ma è comunque necessario un monitoraggio costante per evitare carenze nutrizionali». Punto due: «Una mamma vegetariana o vegana dovrebbe allattare al seno almeno fino ai due anni»: cominciando comunque il divezzamento dal sesto mese.
In crescita i vegani
Per l’Eurispes, il 4,6% degli italiani è vegetariano e il 3 vegano: oltre quattro milioni. Nella galassia, rientrano in realtà dai raccoglitori (che mangiano solo ciò che cade dagli alberi) ai pesco-vegetariani (per cui l’unico divieto è per la carne di volatili e animali terrestri). Nel mezzo si collocano i fruttariani, i crudisti, i vegani, gli ovo-vegetariani, i latto-vegetariani e i latto-ovo-vegetariani. La dieta che esclude dalla tavola tutti gli alimenti di origine animale è la più diffusa, sebbene in Italia sia in leggero calo. Mentre la vegana, tra le scelte più estreme, è quella che sta facendo più proseliti.
La Stampa – 15 settembre 2015