Nel 2017 la Commissione Europea ha autorizzato l’utilizzo delle proteine di insetti come mangimi per l’acquacoltura e per gli animali domestici. A partire dal 2021 sono cominciate le autorizzazioni per la messa in commercio di prodotti destinati al consumo umano. Prima quelli a base di larve di Tenebrio molitor, poi di Locusta migratoria e di larve di Alphitobius diaperinus. Dal 24 gennaio 2023 è entrata ufficialmente nel mercato europeo la polvere di grillo Acheta domesticus che può essere inserita nella composizione dei principali alimenti come pasta, pane, biscotti e molto altro. Sia a livello comunitario che nazionale ci sono delle specifiche normative per quanto riguarda gli alimenti a base di insetti al pari di qualsiasi altro prodotto destinato all’alimentazione umana.
Il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero della Salute hanno già presentato in aggiunta 4 decreti riguardanti l’etichetta dei prodotti a base di insetti. I provvedimenti contengono specifiche indicazioni da riportare in etichetta per tutti i prodotti e i preparati destinati al consumo umano ottenuti tramite l’utilizzo di Acheta domesticus (grillo domestico), larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina), larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore) e Locusta migratoria.
Allevare insetti: vantaggi e svantaggi
Allevare insetti per l’alimentazione animale e umana può contribuire a una serie di vantaggi ambientali. Si stima che metà della superficie del pianeta considerata abitabile dalle piante sia ora utilizzata per l’agricoltura: il 45% viene utilizzato per il cibo che va direttamente all’uomo, mentre il 33% serve per produrre cibo per nutrire gli animali da macello. Il consumo di carne è in aumento ed è anche uno dei principali fattori che contribuisce alla deforestazione e alle emissioni di gas serra.
Allevare insetti è più sostenibile rispetto agli allevamenti di animali tradizionali. Gli insetti hanno un’efficienza di conversione più elevata (capacità di trasformare l’alimento ingerito in aumento di peso), possono essere allevati su scarti e sottoprodotti organici che vengono così riciclati e convertiti, richiedono pochissima acqua per essere allevati, emettono molti meno gas serra (anidride carbonica e metano), possono essere allevati in piccoli spazi con conseguente riduzione del consumo di suolo e non portano a rischi di zoonosi.
Un punto a loro sfavore riguarda principalmente le elevate temperature necessarie. Gli insetti, infatti, hanno bisogno di calore costante per vivere (25-30 °C), spesso impegnativo da mantenere, costoso e su larga scala anche impattante. Man mano che si allarga il numero di insetti autorizzati a scopo alimentare in Europa, diventa sempre più necessario ragionare sull’impatto e la biosicurezza dell’allevamento di questi animali.
Tra gli svantaggi del consumo ma anche della lavorazione di insetti vanno citati i potenziali rischi allergenici per i consumatori, in particolare per chi è allergico ai crostacei e a persone con allergie note agli acari della polvere domestica; alcuni studi suggeriscono che la chitina, che si trova comunemente negli esoscheletri di invertebrati come crostacei, insetti e acari della polvere domestica, possa indurre reazioni allergiche attraverso l’inalazione. Ovviamente reazioni allergiche, a seguito di inalazione di polveri, potrebbero manifestarsi anche in lavoratori impiegati all’interno degli allevamenti di insetti.
Nuove frontiere per il benessere animale?
Visto il maggiore interesse da parte dei consumatori nei confronti del “benessere animale” per le loro scelte di acquisto, come funziona per gli insetti? Mentre i regolamenti per il benessere degli animali del bestiame convenzionale sono chiaramente definiti, ci sono pochi standard ufficiali per l’allevamento di insetti. Gli insetti rientrano nella categoria degli “animali da allevamento” secondo l’Ue ed esistono norme sanitarie e igienico-sanitarie relative alla loro produzione, eppure come animali invertebrati non sono inclusi nella Direttiva sul benessere degli animali.
Da più parti viene ritenuta necessaria una normativa sul benessere che guidi chiaramente gli allevatori di insetti attraverso le diverse fasi della produzione di insetti tra le varie specie e le varie fasi di sviluppo. Una normativa che ricalchi quelle già esistenti per il bestiame più comune dove è prassi distinguere tra specie diverse (come pollo o mucca) e tra i vari stadi di sviluppo (per esempio, suinetti rispetto a suini adulti).
Ad oggi sembra difficile definire standard per il benessere degli insetti a causa della loro grande diversità negli ambienti di vita e nei requisiti di alimentazione. Per esempio, se l’elevata densità di allevamento è spesso associata a un minore benessere degli animali per il bestiame, per gli insetti può risultare poco problematica perché molte specie vivono naturalmente in grandi gruppi in piccole quantità di spazio. Però bisogna considerare specificatamente le singole specie, si scopre che le larve della mosca soldato (Hermetia illucens) allevate ad oggi come mangime per gli animali, possono surriscaldarsi in presenza di densità elevate. Oppure, allevando ad alta densità il grillo Gryllus bimaculatus si porta alla soppressione della crescita e dello sviluppo, diminuzione dell’aggressività, aumento dell’attività e della risposta a stimoli tattili, visivi o olfattivi.
Inoltre, si discute se gli insetti siano coscienti e soffrano di dolore. Mentre è stato dimostrato che gli insetti hanno neuroni sensoriali, i cosiddetti nocicettori, e quindi rispondono a lesioni e stimoli dannosi, non è stata dimostrata la loro risposta nocicettiva che è l’esperienza soggettiva del dolore. Visto che non possono nemmeno comunicarlo verbalmente, scoprirlo non è semplice. L’assenza di prova però non deve essere fraintesa come prova di assenza e dedurre quindi che non hanno la capacità di sentire dolore.
A questo proposito l’Ipiff, la Piattaforma Internazionale per gli Insetti come Cibo e Mangime (International Platform of insects for Food and Feed), consiglia agli allevatori di agire con precauzione, cercando di evitare qualsiasi azione che potrebbe causare danni agli insetti, raccomanda di prevenire lesioni, assicurare una morte rapida e limitare il cannibalismo e, pertanto, si oppone a pratiche come la triturazione viva degli insetti.
Allevamenti di insetti: aspetti tecnico-impiantistici
Esistono normative stringenti che regolamentano l’allevamento di insetti, e che sono la conseguenza di valutazioni relative alla biosicurezza (per esempio potenziali effetti ambientali derivanti dall’eventuale rilascio incontrollato di sciami) o igienico-sanitarie (per esempio contaminazioni chimiche o microbiologiche).
L’Inail in una recente pubblicazione riporta sinteticamente alcune informazioni riguardanti invece gli aspetti tecnico-impiantistici, tratte da due lavori rispettivamente dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa, “Scientific Opinion on a risk profile related to production and consumption of insects as food and feed”, 2015) e dell’International Platform of Insects for Food and Feed (Ipiff, “Guide on Good Hygiene Practices”, 2022).
L’allevamento di insetti si svolge generalmente all’interno di “biofabbriche” in cui si realizzano, con processi di tipo discontinuo (batch), una serie di operazioni fondamentali.
Ogni specie di insetto, per poter crescere e moltiplicarsi in maniera ottimale, necessita di uno specifico tipo di substrato, in quanto alcuni insetti preferiscono substrati umidi mentre altri secchi, con uno specifico profilo nutrizionale.
Gli insetti non sono efficienti ‘filtri’ di popolazioni microbiche e molecole dannose. E’ necessario usare matrici alimentari sicure, allo stesso modo di qualsiasi animale da reddito, con vegetali sani, come farina di cereali e farina di leguminose, non usando quindi materiali di scarto e sottoprodotti organici di riciclaggio alimentare incontrollato, stabilendo quindi limiti per quanto riguarda contaminazioni microbiologiche, metalli pesanti, micotossine, pesticidi e altri residui indesiderati.
Il controllo delle condizioni di crescita/riproduzione è fondamentale per uno sviluppo ottimale, ed è necessario garantire temperatura, umidità, ventilazione e densità di popolazione ideali; gli insetti da allevamento sono inoltre tipicamente gregari, per cui crescono bene in condizioni di affollamento e contatto reciproco (anche se in particolari condizioni possono comunque manifestarsi forme di cannibalismo, ovviamente da evitare), il che è sicuramente vantaggioso per le finalità produttive.
Una volta raggiunto il grado di sviluppo desiderato (tipicamente come larve o insetti adulti), si rende necessaria la loro separazione dal substrato e dalle feci.
In linea generale, il prodotto finale in uscita dall’allevamento/impianto potrà presentarsi in tre forme diverse:
- larve/insetti interi essiccati o congelati;
- larve/insetti interi trasformati, per esempio sotto forma di polvere o pasta ottenute per macinazione a freddo, o per macinazione dopo essiccazione;
- estratto proteico, o frazione lipidica, o chitina ottenuti a seguito di fasi di frazionamento/purificazione.
Secondo l’Ipiff, allo stato attuale (dicembre 2022) la produzione totale di insetti da allevamento nell’UE consiste in poche migliaia di tonnellate, mentre l’investimento totale ha superato 1,5 miliardi di euro. In termini di occupazione, il settore genera più di mille posti di lavoro (diretti e indiretti) ed entro la fine del decennio si stima che questa cifra possa aumentare fino a trentamila posti di lavoro.
Virus nelle specie di insetti commestibili allevati
Mentre esiste un’abbondante letteratura sulla presenza di virus negli insetti di valore economico o di importanza per la salute pubblica (è il caso di bachi da seta, api e zanzare), sono ancora pochi gli studi condotti sui virus degli insetti edibili. Ricercatori del Laboratorio parassitologia, micologia ed entomologia sanitaria e del Centro di referenza nazionale per l’apicoltura dell’IZSVe hanno recentemente realizzato una revisione sistematica della letteratura, pubblicata sulla rivista Virus, con l’obiettivo di fornire una panoramica dei virus presenti negli insetti edibili e considerati promettenti per l’allevamento in Unione Europea. Sono state prese in considerazione 15 specie (comprese le 12 selezionate da EFSA), coprendo 5 ordini di insetti: coleotteri, ditteri, lepidotteri e ortotteri.
La revisione ha individuato più di 70 specie di virus presenti negli insetti commestibili allevati, per la maggior parte non patogeni né per gli insetti né per l’uomo. Nonostante alcuni virus patogeni per gli insetti rappresentino un rischio per i sistemi di allevamento di massa di insetti, il rischio di trasmettere all’uomo virus di origine alimentare tramite insetti edibili è considerato basso. Sarà necessario focalizzare lo studio delle dinamiche virali e condurre più studi e infezioni sperimentali per comprenderne meglio l’impatto nei sistemi di allevamento industrializzati e in termini di sicurezza alimentare. Nel frattempo, poiché a oggi non esiste una cura per le infezioni virali negli insetti edibili, le strategie di allevamento devono concentrarsi sulla definizione e standardizzazione di buone pratiche agricole. Le misure di biosicurezza si confermano ancora una volta una fondamentale e immediata strategia di prevenzione.
23 agosto 2023
Riferimenti:
Agronotizie Mangiare insetti: tra paure, pregiudizi, promesse ed etica
Dati Inail Giugno 2023
IzsVe A Systematic Review on Viruses in Mass-Reared Edible Insect Species