La Commissione europea ha inviato al ministro dell’Economia Giovanni Tria una lettera di una pagina con una breve richiesta di chiarimenti sulla dinamica del debito.
Secondo quanto è trapelato a Bruxelles, il vicepresidente lettone della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e il commissario Ue francese per gli Affari economici, Pierre Moscovici, scrivono che l’Italia «non ha fatto sufficienti progressi nel rispetto del criterio del debito nel 2018», rispetto agli impegni presi dal precedente governo Gentiloni.
Aggiungono che «apprezzerebbero molto» se Tria rispondesse «entro il 31 maggio», indicando i «fattori rilevanti» previsti dalle regole Ue per giustificare queste deviazioni. L’urgenza è spiegata con la necessità della Commissione Ue di considerare la risposta nelle sue raccomandazioni ai Paesi membri, annunciate per il 5 giugno prossimo.
Questa lettera tecnica è prevista dal coordinamento e controllo di Bruxelles sulle politiche di bilancio dei Paesi membri. E’ stata rinviata a dopo le elezioni europee per evitare polemiche.
Il problema del maxi debito pubblico italiano è serio e va avanti da molti anni. In più i commissari Ue temono maggiore spesa per la flat tax e per il solito rinvio dell’aumento dell’Iva. Se non condividessero i «fattori rilevanti» indicati da Tria, potrebbero raccomandare misure aggiuntive o proporre una procedura d’infrazione per deficit eccessivo a causa del debito.
Il 5 giugno
Il 5 giugno sono previste le raccomandazioni di Bruxelles all’Italia relative alle misure di risanamento dei conti pubblici. Il nodo dell’aumento dell’Iva e il timore della risposta dei mercati
La decisione spetterebbe poi al livello politico dei ministri finanziari dell’Eurogruppo-Ecofin, che si riuniscono il 13-14 giugno, l’8-9 luglio e il 13-14 settembre.
Nel frattempo Tria può negoziare un accordo tecnico con i commissari Ue e, soprattutto, nel livello decisionale dei ministri: come avvenne l’anno scorso con l’intervento anche del premier Giuseppe Conte.
Il pericolo è che la speculazione finanziaria sfrutti un eventuale scontro Bruxelles-Roma per far salire i tassi di interesse sui titoli di Stato.
«L’Italia deve rispettare le regole Ue di bilancio o affrontare maggiori costi di finanziamento, che danneggerebbero ulteriormente la sua economia», ha ammonito il vicepresidente spagnolo della Banca centrale europea Luis de Guindos.
Improbabile appare il rischio delle sanzioni miliardarie previste dalla procedura d’infrazione perché c’è il precedente di quando l’Eurogruppo-Ecofin le azzerò per Spagna e Portogallo «condannate» per deficit eccessivo. Imprevedibile resta l’eventualità di un uso politico dello scontro tra Bruxelles e il governo sovranista/populista M5S-Lega.
Corsera