Dopo l’intesa a metà di ieri sera tra Governo e Regioni su come ripartirsi gli oneri per il contributo alla finanza pubblica previsto dalle ultime manovre finanziarie, si è capito che ancora una volta il Fsn previsto dalla legge di Bilancio annuale sarà ritoccato al ribasso. Anche se stavolta il taglio dovrebbe essere molto più piccolo di quello del 2015/2016 (2,35 miliardi annui) il problema è che nel 2017 scattano i nuovi Lea, ci sono i contratti da chiudere e c’è 1 miliardo vincolato per gli innovativi. Insomma, ci dice Garavaglia in questa intervista: “Ancora una volta si vuole la botte piena e la moglie ubriaca”
Nella serata di ieri le Regioni a statuto ordinario hanno trovato un’intesa con il Governo sul riparto delle quote dei tagli ai bilanci regionali per far fronte al contributo alla finanza pubblica previsto dalla legge di bilancio 2017. Ma all’accordo si sono opposte però due le Regioni autonome (Sardegna e Friuli Venezia Giulia). Inoltre già lo scorso anno le regioni a statuto speciale avevano fatto ricorso contro i tagli della legge di stabilità 2016 (tutte tranne Trento e Bolzano) e questo apre al rischio di un taglio alle disponibilità della sanità in quanto la quota di compartecipazione di quelle Regioni non aderenti andrebbe a caricarsi sui bilanci delle Regioni a statuto ordinario che hanno già chiarito come, a questo punto, sarà impossibile non intaccare i budget della sanità.
Ma come stanno realmente le cose? I 422 milioni di euro di tagli al Fsn di cui si parlava ieri sera sono confermati? E come si è arrivati a questa cifra? Abbiamo cercato di capirlo con il coordinatore della commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni, Massimo Garavaglia.
Assessore Garavaglia, ci aiuti a far chiarezza su quanto accaduto ieri. Intanto a quanto assomma la cifra del contributo alla finanza pubblica delle Regioni per il 2017?
Le manovre finanziarie approvate dal Parlamento nel 2014-2015 e 2016 fissano in 8.191,80 miliardi di euro la cifra dei tagli a carico dei nostri bilanci per il 2017, in parte già coperti lo scorso anno con tagli strutturali. Di questi 8 miliardi restano ancora da coprire circa 2,7 miliardi: questo è stato l’oggetto dell’Intesa di ieri sera, come cioè le Regioni Ordinarie pagano i 2,7 miliardi.
Ieri per tutta la giornata si è parlato del rischio di un taglio alla sanità di 422 milioni di euro derivanti dalla mancata intesa con le Regioni a statuto speciale. Ma come si arriva a questa cifra?
La cifra fa riferimento, non all’ultima legge di Bilancio, ma alla precedente legge di Stabilità che ‘colpiva’ anche le Regioni a statuto speciale. Bisogna fare però chiarezza su un punto: da una parte c’è l’annunciato ricorso alla Consulta portato avanti da Sardegna e Friuli Venezia Giulia contro l’ultima legge di Bilancio 2017, dall’altra c’è ricorso alla Consulta fatto e la contrarietà al contributo alla finanza pubblica previsto anche per le Regioni a statuto speciale dalla legge di Stabilità 2016, che ha portato Valle d’Aosta, Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia a defilarsi. Da qui i 422 mln che restano in ballo perché le speciali non hanno voluto farsene carico e che, a questo punto, a causa di una clausola di salvaguardia introdotta dal Ministero dell’Economia, ricadono su tutte le Regioni a statuto ordinario. Le speciali non accettano i tagli del 2016 per 422 milioni e il taglio delle ordinarie sale di 422 milioni nel 2017.
Quindi le Regioni a statuto speciale hanno la facoltà di potersi tirare indietro su questo punto facendo ricadere quanto di loro competenza su tutte le altre?
Esattamente. E pensare che con il referendum costituzionale si voleva garantire a queste Regioni la loro ‘specialità’ in modo permanente. Sono orgoglioso di aver votato ‘contro’ quella riforma.
A questo punto quindi si può già parlare di un taglio secco al Fondo sanitario nazionale di 422 milioni?
Sì, il taglio è già cosa certa: il FSN per il 2017 è ridotto di 422 milioni dal momento che le speciali hanno formalizzato proprio in questi giorni la non volontà di partecipare ai tagli. Ma questa non è una novità, è da un anno che lo denunciamo.
E che ricadute potrà avere tutto questo sui cittadini? Procederete come nel 2015 con una nuova intesa con il Governo per individuare i risparmi da conseguire a fronte del minore finanziamento?
Il punto è che ancora una volta siamo alle solite. Qui si vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. Con il finanziamento alla sanità lo Stato paga alle Regioni una serie di servizi che dovranno poi essere garantiti ai cittadini. Mi pare cosa del tutto evidente che ad un finanziamento minore possano corrispondere meno servizi. Il problema vero, ad esempio, potrebbe essere quello di garantire effettivamente l’erogazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza.
Lea sempre più a rischio, quindi. Considerando che a vostro avviso, come avete sempre detto, neanche gli 800 milioni stanziati dal Governo sono sufficienti a coprire le spese…
Esattamente, noi avevamo fatto una stima di circa 1,4 – 1,6 miliardi. Successivamente abbiamo accettato per senso di responsabilità un finanziamento di 800 milioni, ma ora sarà tutto ancora più difficile. Basta fare qualche calcolo: lo stanziamento per il Fondo sanitario è di 113 miliardi per il 2017, se a questi viene sottratto il miliardo che servirà a finanziare il Fondo per i farmaci innovativi scendiamo a 112 miliardi. A questo dobbiamo poi sottrarre i circa 400 milioni dei contratti e, adesso, i 422 milioni delle Regioni a statuto speciale. Scendiamo così a circa 111 miliardi. Praticamente quanto il Fsn del 2016. E tutto questo lasciando fuori i nuovi Lea. Insomma, la situazione non è certo semplice.
Giovanni Rodriquez – Quotidiano sanità – 10 febbraio 2017