Repubblica. È il co-fondatore di BioNTech, Ugur Sahin, ad adombrare lo scenario penuria vaccini in Europa: «La situazione non è buona — ha affermato allo Spiegel — si è creato un gap perché non sono stati approvati altri vaccini e noi dobbiamo coprire il buco con i nostri». Insomma, è necessario che l’Unione sdogani altri composti, visto che al momento Bruxelles ha dato il via libera proprio solo a Pfizer-BioNTech. Intanto, ha aggiunto Sahin, la sua azienda sta accelerando l’apertura di un nuovo stabilimento a Marburg, ora prevista per febbraio, per incrementare la produzione per il Vecchio Continente.
A Bruxelles però l’allarme al momento non è condiviso. Anzi, si ritiene che semmai siano alcuni governi, come quello italiano, che stanno andando al rilento nella campagna di immunizzazione rispetto alla quantità di fiale già ricevute dalla fabbrica di Puurs, in Belgio, di Pfizer-BioNtech.
A decidere se nei prossimi mesi scatterà davvero l’allarme vaccini in Europa, saranno le sorti del preparato di AstraZeneca, al momento approvato nel Regno Unito e, ieri, in India, ma non in Europa e negli Usa, dove la Fda prevede di dare il via libera non prima di aprile. Ad oggi oltretutto l’azienda non ha ancora chiesto l’approvazione del suo vaccino all’Ema, l’Agenzia europea per il farmaco con sede ad Amsterdam. Secondo diversi osservatori, questo ritardo è dovuto ai pasticci sulla maggior efficacia della mezza dose (e non dell’intera) scoperta durante le sperimentazioni e sulla scarsa chiarezza su quando fare il richiamo.
Proprio l’altro ieri l’Ema ha fatto sapere di avere chiesto ad AstraZeneca nuovi dati all’interno della rolling review, la fase precedente alla procedura per l’approvazione formale. Probabilmente già dopodomani, e al più tardi la prossima settimana, la task force dell’Agenzia Ue si riunirà per fare il punto proprio su queste informazioni aggiuntive per capire se il quadro sia diventato più affidabile. Questo perché il problema non è legato alla sicurezza del vaccino, ma alle incognite emerse nelle ultime settimane nelle quali l’azienda, così chiede la Ue, deve mettere ordine, altrimenti l’Europa non potrà procedere.
Se dunque tra due giorni l’Ema dovesse indicare che finalmente i dati sono più chiari, AstraZeneca potrebbe finalmente presentare la richiesta formale di approvazione (senza rischiare una bocciatura) e si potrebbe ipotizzare, salvo intoppi, un via libera Ue a febbraio dotato di tutte le garanzie su sicurezza ed efficacia alle quali punta l’Europa.
Se questo scenario si avverasse, per l’Unione non ci sarebbe alcuna carenza vaccini, visto che a quel punto AstraZeneca potrebbe consegnare le 400 milioni di dosi, 40 milioni per l’Italia, prenotate a nome dei Ventisette dalla Commissione europea. Tra l’altro dopo lo slittamento al 2022 del vaccino di Sanofi e le incertezze su AstraZeneca, la Commissione europea ha già fatto scattare l’opzione aggiuntiva di altre 100 milioni di dosi di Pfizer (13 per il nostro Paese) e 80 milioni di Moderna (10 milioni per noi), il cui vaccino sarà approvato dall’Ema il 6 gennaio. In totale per l’Italia 60 milioni di dosi.
Ecco perché per le autorità europee si creerebbe un vero problema carenza solo se AstraZeneca dovesse incappare in nuovi inciampi e la sua approvazione dovesse slittare oltre la primavera. Al momento, spiegano fonti europee, semmai il problema è che diversi paesi, come l’Italia, stanno distribuendo il vaccino al rilento, senza usare tempestivamente tutte le dosi già arrivate dagli stabilimenti belgi di Pfizer-BioNTech nonostante la Commissione abbia avvisato le capitali di questo rischio (e chiesto i piani per le vaccinazioni) già da ottobre.
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