Proprio quando il Pil Usa segna una crescita record del 3,9%, l’Ocse lancia l’allarme sulla ripresa di Eurolandia: aumentano i rischi di una «stagnazione persistente»; per uscirne bisogna agire «con ogni mezzo». C’è anche un appello alla Bce: sono necessarie «ulteriori misure non convenzionali, incluso l’acquisto di titoli di stato» per sostenere l’economia dell’area euro.
Fosche sono anche le previsioni Ocse per l’Italia: pil a meno 0,4% quest’anno, in ribasso sulle precedenti previsioni; crescita dello 0,2% appena l’anno prossimo e disoccupazione oltre il 12% fino al 2016. L’Italia è l’unico paese del G7 con un Pil sotto zero quest’anno ed è quello che crescerà di meno nei prossimi dodici mesi. Secondo l’Ocse il governo ha fatto bene a rinviare il pareggio di bilancio e dunque ad allentare l’austerity ma occorre che faccia subito le riforme. Il Jobs act potrebbe favorire la crescita degli investimenti. A detta di Moody’s, invece, non solo le riforme italiane e il risanamento dei conti nazionali restano «incompleti» ma il paese, insieme alla Spagna, è «vulnerabile». Anzi, è «tra i più esposti» a un potenziale cambiamento nei flussi finanziari, nonostante la Bce.
Nella visione dell’Ocse quel che accade in Europa, che rappresenta il 22% del Pil globale e il 25% del commercio del pianeta è importante per tutto il mondo. L’attuale debolezza dell’area euro «continua ad ostacolare la crescita globale che resta modesta». Per la cronaca: secondo gli ultimi dati il Pil tedesco nel terzo trimestre è cresciuto dello 0,1% dunque la Germania non è più in recessione tecnica.
Opposta la situazione americana. La Casa Bianca, commentando il balzo del Pil, nota come gli States «continuano a trainare la ripresa globale», essendo «emersi dalla crisi finanziaria emersi più forti di altri paesi». Moody’s conferma che sono proprio gli Usa la locomotiva globale. Di certo il balzo del Pil crea effervescenza in Borsa. Solo in chiusura i mercati riducono i guadagni, terminando comunque la giornata con un segno più. Per Milano il rialzo è dello 0,42%. Giù lo spread, fino a quota 139. Il rendimento del bond decennale italiano è pari al 2,14%, il minimo storico .
Repubblica – 26 novembre 2014