In un contesto internazionale non facile, l’export agroalimentare italiano continua a crescere. Secondo le proiezioni di Federalimentare, il 2016 si chuderà con un valore delle esportazioni di 30,2 miliardi, in crescita del 4,1% rispetto al 2015.
Una dinamica certamente più lenta dell’anno d’oro dell’Expo (+6,7%) ma comunque ancora «decisamente incoraggiante», spiega il presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia. «Il rallentamento – aggiunge – è dovuto a una serie di fattori, a cominciare dal raffreddamento delle economie mondiali. Ma soprattutto a causa dello strisciante protezionismo che ha raggiunto livelli record. In sette anni abbiamo avuto più di 3.500 misure di protezione sui mercati esteri, una ogni quattro giorni negli Stati Uniti. Il fenomeno – dice ancora Scordamaglia – è in atto da tempo e sottrae il 2-2,5% di valore potenziale al nostro export».
Lo scenario 2017
L’anno in corso, per il presidente di Federalimentare, si gioca su differenti scenari internazionali. «C’è una legittima attesa per la fine dell’embargo alla Russia e il governo italiano sta giocando un ruolo di primo piano in questo. Dopo anni difficili, il consumatore russo ha ritrovato potere d’acquisto, le vendite stanno risalendo. Un’occasione importante da non perdere per il made in Italy. Sul fronte degli Stati Uniti non vediamo, al momento, situazioni di criticità. Il piano Ice-ministero dello Sviluppo economico per contrastare l’Italian sounding prosegue e sta dando i suoi frutti. La novità del 2017 è che lo riproporremo sui mercati asiatici, dove i prodotti italiani copiati provenienti dall’Australia stanno sottranendo valore al nostro export».
I trattati internazionali
A dare impulso alle nostre esportazioni saranno anche i trattati internazionali, come il recente Ceta siglato tra Ue e Canada e salutato in modo positivo da Federalimentare. «In attesa di una posizione chiara dell’Europa sul Ttip, abbiamo valutato positivamente la sospensione, da parte dell’amministrazione Trump, del Ttp il trattato transpacifico che era deleterio per le nostre esportazioni. Ed è paradossale che ora siano proprio gli europei ad assumere posizioni protezionistiche sul Ttip». Con il piano made in Italy, l’avvio degli accordi internazionali e la fine dell’embargo commerciale sulla Russia, «non siamo lontani da una crescita media annua del 5% del nostro export. Nel 2017 prevediamo esportazioni per 31,7 miliardi», dice Scordamaglia.
I numeri
Il fronte dei numeri: nel periodo gennaio-novembre 2016 il consuntivo registra una quota export di 27,465 miliardi. «Ne consegue – riporta una nota dell’ufficio studi di Federalimentare – una variazione del +3,5% sugli 11 mesi 2015, in aumento rispetto al +2,9% dei primi 10 mesi 2015. Si aggiunge che, secondo le ultime anticipazioni aggregate Istat, dicembre registra una forte accelerazione sullo stesso mese 2015, per cui il tendenziale di settore previsto a consuntivo dei dodici mesi dovrebbe risalire ancora e raggiungere il +4,2%. Sugli undici mesi si rinforza il passo degli Usa, con un +5,4%, mentre prosegue il cedimento della Cina, con un -14,2%, sostanzialmente allineato al tendenziale precedente».
La Ue, dopo avere registrato tassi di crescita premianti rispetto a quelli a livello mondo, segna un tasso espansivo (+3,5%) allineato a quello generale. Si conferma peraltro il consueto, netto vantaggio dell’export di settore rispetto a quello complessivo del Paese, che si assesta su un +0,7%, dopo il +0,2% dei dieci mesi. Nello specifico emerge, rispetto al precedente tendenziale, il diffuso consolidamento sugli undici mesi dei primi mercati europei: Germania (+2,6%), Francia (+3,3%) e Regno Unito (+1,4%).
Fra i grandi mercati, conserva ancora una discreta spinta la Spagna, con un progressivo del +6,2%. Mentre, a livello europeo, si rinforza il recente riaffacciarsi del segno più sul mercato russo, con un +3,2%. Nell’area orientale, si confermano le discese del Giappone (-2,7%) e di Hong Kong (-10,3%), mentre spicca il forte passo espansivo della Corea del Sud (+17,7%). Negli undici mesi, l’import dell’industria alimentare raggiunge la quota di 18,892 miliardi con un calo del 1% sul gennaio-novembre 2015. Il saldo positivo è di 8,573 miliardi (+15%).
Il Sole 24 Ore – 22 febbraio 2017