Doveva essere l’anno nero del commercio mondiale, tra crisi geopolitiche e i protezionismi trionfanti dall’altra parte dell’oceano. E invece l’Istat dà una fotografia di tutt’altro genere. Un primo trimestre positivo e un’accelerazione a marzo: per l’export è il maggiore incremento degli ultimi cinque anni. L’Istat ha registrato una crescita delle esportazioni del 3 per cento nei primi tre mesi del 2017 rispetto al trimestre precedente, e a marzo un aumento del 4 per cento da febbraio e del 14,1 per cento dal 2016 nei dati grezzi.
Importazioni
Buoni anche i dati delle importazioni, +3,3% nel primo trimestre e, a marzo, un andamento stazionario sul mese e un aumento del 16,3% sull’anno, trainato dagli acquisti di petrolio greggio (+68%) e prodotti petroliferi raffinati.
Numeri che fanno segnare un surplus di 6,7 miliardi alla bilancia commerciale italiana.
Le aree
Gli scambi italiani appaiono in sviluppo soprattutto con i paesi dell’area extra-europea a partire dalla Cina (con +32,3% per l’export a marzo) e le economie asiatiche Asean, ma anche gli Stati Uniti hanno una crescita a due cifre (+10,8%). Tra i settori, corrono le vendite di prodotti petroliferi raffinati (+47,1%), autoveicoli (+28,1%) e articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici. L’unico comparto con un unico segno meno per gli altri mezzi di trasporto.
Va particolarmente bene anche l’export agroalimentare che raggiunge quota 9,7 miliardi nei primi tre mesi del 2017 con una crescita di 8 punti percentuali rispetto al 2016. «I dati diffusi dall’Istat – commenta il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina – evidenziano ancora una volta come l’agroalimentare rappresenti un motore centrale dell’economia italiana».
Il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Ivan Scalfarotto, aggiunge che «i dati testimoniano di nuovo un export italiano in grande espansione sui mercati asiatico e nordamericano e confermano la bontà della strategia seguita dal Governo con il Piano per la promozione del Made in Italy, che punta proprio su quei mercati».[f. oli.]
La Stampa – 18 maggio 2017