La Bassa Veronese fulcro della produzione veneta, pari al 40% del totale nazionale che vale 5,6 miliardi di euro complessivi
Carni bianche in prima fila per il futuro, dopo aver dimenticato la tragedia (annunciata con allarme e non arrivata, ma pagata duramente dal comparto) dell´aviaria, una calamità di dieci anni fa più mediatica che reale. L´umanità, infatti, avrà sempre più bisogno di proteine nobili e quelle delle carni avicunicole e delle uova sono sicuramente ideali purché si mantenga alta la qualità ed il prezzo rimanga accessibile al maggior numero di consumatori. È questo il messaggio più significativo emerso dal convegno su «L´avicoltura in Italia e nel Veneto: passato, presente e futuro» manifestazione clou della seconda Festa delle carni bianche, promossa dal comune di San Pietro di Morubio.
Le carni bianche hanno, in definitiva, «giocato in casa» visto che l´area della Bassa Veronese è il fulcro del sistema veneto degli allevamenti avicoli, un sistema che è primo in assoluto in Italia, con il 40% di tutte le carni avicole prodotte all´interno di un business che, all´origine, ha una produzione lorda vendibile di di 5,6 miliardi di euro. E che è in costante crescita.
SETTORE CHE RESISTE. Merito quindi del Comune di San Pietro d´aver creato un incontro tra protagonisti di un settore che, a dieci anni dal temuto tracollo, ha saputo resistere e guadagnare spazi e consensi e che dovrà diventare annuale punto di riferimento per l´intero comparto zootecnico italiano. E merito di quanti hanno sostenuto un´iniziativa promozionale, tra i consumatori e la ristorazione, e informativo-formativa per tutti i protagonisti della filiera. Una filiera che parte proprio dalla Bassa veronese, con fulcro gli allevamenti – e conseguenti attività indotte – di San Pietro, ma anche di Angiari, di Roverchiara come di isola Rizza.
Che l´area della Bassa costituisce il fulcro di un sistema che ha portato l´Italia da importatore ad espostatore lo testimoniano anche le presenze del presidente nazionale dell´Unione nazionale dell´avicoltura (Una), Aldo Muraro, come di quello dell´Associazione veneta avicoltori, Giancarlo Lunardi, oltre all´azienda di trasformazione leader in Italia e tra le prime in Europa, Aia del Gruppo Veronesi.
Tutti unanimi e concordi nell´invito a proseguire anche in futuro sono stati gli interventi, con Claudio Valente consigliere della Camera di commercio scaligera nel ruolo di moderatore oltre che fresco di nomina del Consorzio Agrario Lombardo-Veneto. A partire da quello del sindaco di San Pietro, Giorgio Malaspina, che ha ricordato il ruolo dell´area con le aziende che, superato il panico-aviaria, hanno saputo dotarsi di impianti innovativi, in un comparto e che va valorizzato non solo per la sua valenza economico-occupazionale, ma anche per il contributo che offre alla qualità alimentare, quindi della vita, del consumatore.
TRA I GRANDI PRODOTTI DI VERONA Per finire con Giovanni Miozzi, il presidente della Provincia di Verona ha messo le carni bianche tra i grandi prodotti del primario veronese (alla pari di vino, olio, riso, asparagi, radicchio, cavoli e patate), ma ha anche sottolineato una carenza di promozione – a parte la festa di San pietro di Morubio – per questa fondamentale risorsa.
Che la carne bianca sia una risorsa fondamentale e in continua positiva evoluzione, lo ha messo in rilievo soprattutto l´intervento del presidente di Una, Aldo Muraro, che ha fornito dati sull´impressionante crescita del settore in 60 anni, da 50.000 tonnellate di carni alle attuali 1,23 milioni di tonnellate, che permettono ai nostri produttori anche di essere esportatori, oltre a 12,8 miliardi di uova.
Insomma l´avicoltura da comparto marginale a settore essenziale per l´economia e l´alimentazione. Con 80 mila occupati diretti ed altri 100 mila nell´indotto, 7 mila allevamenti, quindi l´avicoltura è settore strategico e di prospettiva. Tanto più che l´impatto ambientale per la produzione di un chilo di carne avicunicola è decisamente più basso di quello per le carni suine o bovine.
L’Arena – 3 luglio 2012