Zanzara pericolosa per i donatori. Durerà fino al 15 novembre l’allarme lanciato nel Vicentino dopo che dal laboratorio di virologia dell’università di Padova è arrivata la notizia della positività al virus del Nilo occidentale dell’anziano residente nel Basso Vicentino colpito da encefalite. È caccia aperta al West Nile.
Da dieci giorni sono in corso controlli a tappeto all’ospedale San Bortolo per testare le unità di sangue della provincia.
«Noi – dice il presidente della Fidas provinciale Giuseppe Munaretto – siamo stati informati dal Centro nazionale sangue». In un giorno e mezzo, un tempo – record, il primario del reparto di immunoematologia e capo del Dimt Maurizio Belloni, con la collaboratrice Costanza Bettini, ha messo a punto un test molecolare con cui accertare l’assenza del virus nel sangue delle donazioni. Una metodica sofisticata per dare il via subito a un esame aggiuntivo su una provetta supplementare.
«In un mese – assicura Belloni – ne controlleremo oltre 6 mila. Il risultato è garantito. Se c’è l’infezione, il sangue non esce». Una prova di efficienza che alza una solida rete a protezione dei malati ai quali è destinato il sangue.
«L’allerta – spiega il primario di malattie infettive Giampietro Pellizzer – si ripete ogni volta che si verifica una malattia neuroinvasiva. La normativa arriva dal ministero e dalla Regione. Il rischio deve essere zero. Il virus non è né pericoloso né aggressivo, per lo più non crea problemi, solo nello 0,4 per cento delle persone sviluppa disturbi gravi, per cui il donatore potrebbe averla contratta ma non se ne accorge. Solo che il sangue delle donazioni va a malati che spesso hanno difese immunitarie basse, trapiantati, anziani operati al femore, condizioni in cui il West Nile può innescare complicazioni anche letali, una meningite o una paralisi».
L’allarme è partito da Pellizzer. Dopo il ricovero dell’anziano con l’infezione sospetta, il primario ha informato Regione e Ministero, poi ha spedito un campione di liquido cerebro-spinale al laboratorio padovano di Giorgio Palù.
A sua volta Padova, una volta scoperta la presenza del virus, ha avvisato il servizio di igiene pubblica e i veterinari dell’Ulss 6, che hanno fatto scattare le procedure di controllo per garantire la sicurezza, a cominciare dai test sulle provette con il sangue dei donatori che nel periodo a rischio abbiano soggiornato almeno una notte nel Vicentino.
«L’uomo trovato positivo – dice Andrea Todescato del Servizio di igiene e prevenzione di via IV Novembre – probabilmente ha preso l’infezione in un podere del fratello fra Barbarano e Villaga dove si recava». La febbre del Nilo è una patologia rara, ma si sta allargando nel nord-est, dove si è rilevata la presenza di focolai.
Dal 2008 si sono verificati diversi casi di contagio e almeno un paio di decessi in 7 province fra Emilia Romagna, Lombardia e Veneto (a Venezia e a Rovigo), dove 2 anni fa il Centro nazionale sangue ha messo in quarantena tutti i donatori. Il West Nile, diagnosticato per la prima volta in Africa, si trasmette all’uomo e al cavallo con la puntura della comune e anonima zanzara Culex pipiens, alla quale si è aggiunta la più dolorosa zanzara tigre.
Il virus non si trasmette da uomo a uomo, ma può arrivare all’uomo solo tramite una zanzara che in precedenza abbia punto un volatile infetto. Scudo importante è la sorveglianza della malattia.
fonte: Il Giornale di Vicenza
27 ottobre 2010