Regione Lombardia contro Palazzo Chigi. L’ente presieduto da Roberto Maroni ha diffuso una nota ufficiale per smentire le accuse del consigliere economico del governo Marco Leonardi, che domenica dalle pagine di Repubblica indicava proprio la Lombardia, insieme al Lazio, come la principale causa del flop dei nuovi assegni di ricollocazione. Cioè lo strumento, previsto dal Jobs Act e di cui a inizio marzo è stata avviata la sperimentazione, che dovrebbe aiutare i disoccupati a trovare un nuovo posto. Le famose “politiche attive” del lavoro, secondo pilastro della riforma renziana accanto al contratto a tutele crescenti, ma partite azzoppate perché sono state disegnate partendo dal presupposto che vincesse il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre e l’assistenza nella ricerca di un’occupazione diventasse competenza esclusiva dello Stato.
Fatto sta che solo 1000 sui 30mila disoccupati estratti a sorte per la sperimentazione sono stati fino a oggi presi in carico da un centro per l’impiego o da un’agenzia per il lavoro privata, dove hanno diritto l’attivazione di un “servizio di assistenza intensiva” alla ricerca di lavoro pagato con l’assegno di ricollocazione nel caso in cui firmino effettivamente un contratto. E Leonardi ha detto al quotidiano romano che “il problema principale è che Lazio e Lombardia hanno fatto sapere al governo che i centri presenti sul loro territorio non prenderanno in carico i disoccupati sorteggiati, i quali dunque per avere l’assegno di ricollocazione dovranno cavarsela da soli barcamenandosi nel sito dell’Anpal”. Le due regioni, secondo l’economista della Statale, “spiegano questa mancata collaborazione con un’insufficienza di organico, ma il vero motivo è politico: non vogliono che lo Stato invada le loro competenze. E c’è di più: la Lombardia riconosce solo le agenzie accreditate dalla Regione, non quelle con accredito nazionale“.
Tutto falso, replica il Pirellone. “Corre l’obbligo di precisare che da sempre tutti i destinatari della sperimentazione dell’assegno di ricollocazione, che hanno ricevuto relativa lettera in quanto destinatari beneficiari dell’assegno, possono rivolgersi a qualunque Centro per l’impiego di Regione Lombardia per ricevere la relativa assistenza per il suo rilascio e per la sua fruizione”, si legge in una nota, “smentendo le dichiarazioni del consigliere economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi che, anche oggi, afferma che in Lombardia non si può richiedere l’assegno di ricollocazione ai Centri per l’impiego”.
Domenica Valentina Aprea, assessora all’Istruzione, formazione e lavoro di Regione Lombardia, aveva inoltre ricordato che la “adesione timida” dipende soprattutto dal fatto che “l’assegno di ricollocazione è stato costruito come una politica fondata sul principio di volontarietà cui si è associata l’assoluta libertà di poter scegliere quando più opportunamente o opportunisticamente fruire della politica”, per cui “il beneficiario dell’assegno può aspettare di arrivare al limite di scadenza della Naspi per utilizzare l’assegno, limitando così il rischio di decadere dal sussidio di disoccupazione”. E aveva aggiunto che “le modalità attuative dell’assegno di ricollocazione prevedono che l’assegno venga rilasciato automaticamente dal sistema informativo a coloro che ne facciano richiesta lasciando alle Regioni la facoltà di scegliere se costringere il beneficiario a recarsi preventivamente presso un centro per l’impiego per farselo rilasciare. Come Regione Lombardia non abbiamo fatto altro che aderire a una possibilità offerta dall’Anpal e dal suo portale preferendo non caricare sui centri per l’impiego questa ulteriore, inutile, incombenza burocratica”.
Il Fatto quotidiano – 17 aprile 2017