Lunedì al consiglio agricolo europeo un documento di contestazione firmato da 15 Paesi. La Germania capofila della protesta. L’Italia punta sulla mediazione
Qualcuno l’ha già bollata come una banale provocazione. Una sonora bocciatura del progetto di riforma della politica agricola comune firmata dalla stragrande maggioranza dei paesi Ue (ma non dall’Italia). Il documento sarà presentato formalmente al Consiglio agricolo Ue che si apre lunedì a Bruxelles. Germania, Francia, Regno Unito e almeno altri 15 paesi chiederanno al commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, di rivedere da cima a fondo le sue proposte. In sintesi, di lasciare più flessibilità ai singoli Stati membri contro il rischio rinazionalizzazione dell’unica politica veramente comune. In gioco (ammesso che non arrivino altri tagli dal negoziato parallelo sulle prospettive finanziarie 2014-2020) c’è la gestione dei circa 60 miliardi annui di aiuti al settore che ancora valgono oltre il 40% dell’intero bilancio comunitario. Il documento del « Gruppo di Stoccolma» (così la topono mastica dei negoziati comunitari ha ribattezzato il drappello di contestatori) avrà almeno il merito di dare uno scossone a una trattativa paralizzata dai veti incrociati dei singoli paesi sui crif eri per la distribuzione dei fondi. Sul tema sarà l’Europarlamento, verosimilmente, a farsi carico di una faticosa mediazione. Le controproposte di Strasburgo, prossimo passaggio decisivo per l’adozione della riforma e attese entro l’estate, punteranno su una sostanziale revisione dei parametri indicati dalla Commissione per la distribuizione degli aiuti diretti, con l’inserimento, accanto al criterio della superficie agricola utilizzata, del differenziale tra il costo della vita nelle di LE VALUTAZONI Catania: non è il momento delle contrapposizioni, servono soluzioni condivise De Castro: cambiare le regole sulla gestione del budget verse realtà europee. A confermarlo è lo stesso presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro: «Quello del riparto dei fondi è un tema importante e delicato, che non può essere trattato in base al solo parametro della superficie; inseriremo altri fattori come il costo della vita. Nelle nostre proposte – spiega De Castro – ci sarà anche una clausola di salvaguardia per evitare un impatto eccessivo a carico di alcuni comparti nella redistribuzione degli aiuti all’interno dei singoli paesi. Inoltre, il progetto della Commissione va integrato con strumenti di gestione dei rischi e dei mercati, fondamentali nell’attuale contesto di incertezza. La nostra proposta sarà ispirata al modello di agricoltura contrattualizzata appena sperimentato con successo nel pacchetto latte». Tra le soluzioni prospettate nel documento del «Gruppo di Stoccolma» c’è lo stralcio dell’intero capitolo dedicato agli aiuti ambientali (il cosiddetto «greening») i cui obiettivi dovrebbero essere raggiunti trasferendo il 10% del plafond finanziario riservato agli aiuti diretti alla politica di sviluppo rurale. Un primo tentativo di sintesi sarà fatto lunedì. «A margine del Consiglio Ue conferma De Castro – incontrerò la Commissione insieme alla presidenza di turno danese per trovare una piattaforma politica comune sulla quale continuare il confronto a livello tecnico». L’Italia è tra i pochi paesi a non aver firmato il documento del «Gruppo di Stoccolma», mantenendo un credito nei confronti di Ciolos sulla revisione dei criteri di riparto dei fondi. «Non è ancora il momento delle contrapposizioni – dice il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania ma quello delle soluzioni condivise. I contributi di alcuni paesi sono certamente utili ma in questa fase serve un consenso più globale e articolato». A 48 ore dal vertice di Bruxelles sono ancora tante le firme in sospeso.
I 60 miliardi Budget agrìcolo Ue
I sussidi garantiti ogni anno dalla Pac agli agricoltori europei. Le proposte sul bilancio Ue 2014-2020 prevedono una riduzione in termini reali del 12% circa 30% Gli aiuti ambientali La Commissione europea vorrebbe subordinare il 30% degli aiuti al rispetto di alcuni vincoli ambientali, come diversificazione e messa a riposo dei terreni. La proposta ha scatenato la protesta della maggioranza dei partner Ue 2014 Entrata in vigore La riforma entrerà in vigore nel 2014 e andrà a regime nel 2020
Il Sole 24 Ore – 14 maggio 2012