Sarà la volta buona? Dopo il nulla di fatto di metà luglio i leader europei si ritroveranno sabato a Bruxelles per sistemare i tasselli dell’intricato gioco a incastri delle nomine. Riparte da qui – sotto la regìa della presidenza di turno italiana – l’agenda Ue dopo la pausa estiva.
Maa tenere occupati istituzioni e governi dei Ventotto nei prossimi mesi saranno in tutto otto dossier-chiave: dalle misure per rilanciare la crescita al dibattito su conti pubblici più flessibili, dal cantiere dell’Unione bancaria, al «bazooka» per la liquidità alle imprese fino prossime mosse della Bce per combattere la deflazione. A tenere banco sarà anche l’ipotesi di un terzo pacchetto di aiuti alla Grecia, mentre l’esito dei referendum indipendentisti in Scozia e in Catalogna potrebbe avere delle ripercusioni politiche anche al di là dei confini nazionali.
Sul canovaccio del neo-presidente della Commissione Ue, Jean-ClaudeJuncker, sonogià tratteggiati i nomi inviati dai governi dei candidati ufficiali per i componenti dell’esecutivo europeo. L’Italia continua a scommettere su Federica Mogherini nel ruolo di Alto rappresentate per la politica estera. A puntare alla poltrona dove oggi siede la britannica Catherine Ashton, è però anche il ministro degli Esteri polacco Radek Sikorski. E occorrerà trovare un accordo sul nuovo presidente del Consiglio europeo, erede del belga Herman van Rompuy. In pole position sembrano la danese Helle Thorning-Schmidt del Pse, che però appartiene a un Paese che non è nella zona euro, e il polacco Donald Tusk (popolare). C’è poi da scegliere anche il nuovo presidente dell’Eurogruppo (che entrerà in carica nell’estate 2015) e qui il ministro spagnolo Luis De Guindos sembrerebbe favorito.
«Il negoziato è difficile – sottolinea André Sapir, senior fellow di Bruegel –, ma questa è l’Europa: quando si tratta di prendere decisioni di questo tipo il percorso è sempre a ostacoli. Alla fine, però, le caselle del puzzle verranno sistemate».
Una volta chiusa questa partita toccherà a Juncker distribuire i portafogli dei candidati Commissari. Un vero grattacapo, dove una scelta tira l’altra e occorre rispettare una serie di equilibri tra le diverse famiglie politiche europee, quelli tra Est e Ovest, ma soprattutto le “quote rosa”. Martin Schulz, presidente dell’Europarlamento che avrà l’ultima parola sulla squadra di Commissari, ha infatti chiesto un equilibrio di genere. Qualsiasi ritardo rischierebbe di rallentare la tabella di marcia europea, che prevede le audizioni dei candidati tra il 29 settembre e il 9 ottobre e l’insediamento della nuova Commissione il 1? novembre. «La vera partita per la presidenza di turno italiana – aggiunge Sapir – inizierà solo in questo momento e il vertice di dicembre sarà l’opportunità per lasciare il segno».
Nel frattempo sul tavolo del vertice dovrebbe approdare anche il tema del rilancio della crescita che terrà banco anche nei prossimi mesi. Le speranze sono riposte nel piano da 300 miliardi, con un mix di investimenti pubblici e privati, preannunciato da Juncker per il prossimo febbraio. Il 12 e 13 ottobre l’Eurogruppo tornerà poi a riannodare i fili del dibattuto su una maggiore flessibilità dei conti pubblici in tempi di ripresa sempre più lontana. Il dialogo con Bruxelles si farà serrato a partire da metà ottobre, quando le capitali dovranno presentare le bozze delle leggi di stabilità. «I tempi per una modifica delle regole esistenti – osserva Sapir – non sono ancora maturi. L’ipotesi di una loro applicazione più flessibile mi sembra invece più probabile, ma sarà la Commissione a prendere questa decisione».
Protagonista indiscussa d’autunno sarà senza dubbio la Bce, chiamata a una triplice sfida. Il 18 settembre Francoforte procederà con la sua prima maxi-asta (Tltro) per iniettare liquidità alle banche che avranno il vincolo di “girarla” alle imprese. A ottobre verranno pubblicati i risultati dell’esame ai raggi X degli asset delle 128 banche che dovrebbero passare sotto la sorveglianza della Bce a partire dal 1?novembre, segnando la prima tappa dell’Unione bancaria. La terza sfida, su cui sono puntati gli occhi dei mercati, sarà la lotta alla deflazione. «La soluzione – conclude Sapir – è una sola: il quantitative easing», l’acquisto di titoli di Stato su modello della Fed. L’attenzione resta alta dopo le parole pronunciate da Mario Draghi a Jackson Hole venerdì scorso: «La Bce – ha ribadito il presidente – è pronta a utilizzare anche strumenti non convenzionali per salvaguardare le aspettative dei prezzi nel medio e lungo termine». Il nodo delle nomine, i dossier economici e politici che saranno al centro del dibattito e dei negoziati delle istituzioni europee nei prossimi mesi dopo la pausa estiva.
Il Sole 24 Ore – 25 agosto 2014