Londra il tema è di quelli che induce al pessimismo: «Assessing risks: business in global disorder». Cioè il mondo degli affari davanti ai rischi del disordine globale. Rischi che non si possono negare, dice Pier Carlo Padoan: dall’emergenza profughi alla Brexit, l’uscita del Regno Unito dalla Ue che «sarebbe un danno per la Gran Bretagna ma anche per l’Unione Europea».
Ma il ministro dell’Economia è venuto a Londra, alla conferenza organizzata da Aspen Institute Italia in collaborazione con Chatham House, con un’intenzione diversa: portare un messaggio rassicurante alla platea di manager, imprenditori, banchieri, uomini delle istituzioni ed economisti, perché «compito della politica è dare più certezze ai mercati sul fatto che siamo impegnati a rilanciare la crescita».
Nel caso dell’Italia poi, si tratta di sollecitare l’interesse degli investitori esteri verso il nostro Paese e rassicurarli sulla tenuta del sistema bancario. Compito non facile, visto che l’Italia resta sotto i riflettori della Commissione europea, con la quale è in corso, proprio in queste ore, un difficile negoziato in vista del verdetto che arriverà a maggio sulla manovra di risanamento della finanza pubblica. Negoziato febbrile perché, nei prossimi giorni, l’Italia dovrebbe intanto ricevere dalla Commissione un warning, una lettera di richiamo poiché l’andamento dei conti manifesta una «significativa deviazione» dal percorso di aggiustamento verso il pareggio strutturale di bilancio.
«Con Bruxelles è in corso una discussione normale. Troveremo una soluzione con il Def», il Documento di economia e finanza che il governo presenterà ad aprile, glissa Padoan, che domani e martedì dovrà affrontare due difficili riunioni, dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. E che nel Def, comunque, dovrà limare in senso peggiorativo le stime di crescita e i saldi di finanza pubblica formulati lo scorso settembre, col rischio di dover predisporre una manovra bis per il 2016 di 3-4 miliardi. Padoan, che venerdì ha incontrato gli operatori della City, si è intanto preoccupato soprattutto di ribadire la solidità delle banche italiane. «Sui mercati — ha detto ieri — spesso ci sono turbolenze indotte da informazioni imprecise. Il nostro sistema bancario si sta ristrutturando, grazie alle riforme del governo, da quella delle popolari a quella del credito cooperativo». E anche il tema delle sofferenze, cioè dei crediti difficilmente esigibili, va visto correttamente, secondo il ministro. I 200 miliardi di euro di cui si parla sempre sono sofferenze lorde. Ma, tenendo conto delle svalutazioni già effettuate, le sofferenze nette si riducono a 89 miliardi. «Gli investitori che fanno il loro mestiere lo sanno bene, così come ci sono anche da valutare il grado di copertura e i collaterali».
Il governo, ha aggiunto il ministro, ha preso misure specifiche per la gestione di questi crediti, anche se, come aveva osservato alla City, sul meccanismo di garanzia pubblica sulle cartolarizzazioni delle sofferenze si è potuto fare solo quel «poco che consente la Commissione europea». Ma il ministro resta ottimista. La crescita dell’economia e, finalmente, «i primi segni di ripresa del mercato edilizio, migliorano indirettamente la qualità delle sofferenze e favoriscono la loro cessione sul mercato». E qui dovrebbero essere proprio gli intermediari finanziaria specializzati della City a giocare un ruolo, spera Padoan. Poi, però, per rilanciare la crescita ci vogliono non solo le riforme ma anche manovre espansive, sfruttando, come sta facendo l’Italia, tutti i margini di flessibilità consentiti dalle regole europee, perché il quantitative easing, cioè l’iniezione di liquidità della Banca centrale europea, da sola, non basta, ha osservato il ministro. Ma su cosa siano i margini di flessibilità consentiti Roma e Bruxelles ancora non la pensano allo stesso modo.
Enrico Marro – IL Corriere della Sera – 6 marzo 2016