In pillole, la Commissione prevede una crescita per quest’anno dello 0,1% (in calo dallo 0,2% previsto in febbraio). Bruxelles parla di una «ripresa lenta» che dovrebbe portare la congiuntura a crescere dello 0,7%. Come succede ormai da anni, il paese è in fondo alla classifica europea in termini di crescita. Il deficit pubblico è previsto al 2,5% nel 2019 e al 3,5% del Pil nel 2020. Anche il debito rischia di aumentare nuovamente, toccando nuovi record, al 133,7% del Pil nel 2019 fino al 135,2% nel 2020.
«I rischi relativi alle prospettive di crescita restano prevalentemente negativi», ha spiegato la Commissione, notando tra le altre cose la forte sensibilità dei mercati finanziari ai cambi di politica economica. Peraltro, l’esecutivo comunitario teme che l’introduzione di un reddito di cittadinanza possa indurre un aumento del tasso di disoccupazione (dal 10,6 nel 2018 al 10,9% nel 2019) perché molti potrebbero decidere di dichiararsi disoccupati, una condizione per ottenere l’assegno.
Il cattivo andamento dell’economia si riflette in una preoccupante deriva dei conti pubblici. Come detto, deficit e debito sono destinati ad aumentare sia nel 2019 che nel 2020. L’accordo tra Roma e Bruxelles prevedeva in dicembre un saldo strutturale uguale a 0 nel 2019. La Comissione invece prevede in questo momento un deterioramento di 0,2 punti percentuali, a conferma che Bruxelles potrebbe quest’anno chiedere al governo Conte ulteriori sforzi di finanza pubblica.
Bruxelles dovrebbe inviare a breve una richiesta di chiarimenti al governo Conte per capire i motivi dell’andamento sempre negativo del debito pubblico (salito nel 2017-2018 dal 131,4 al 132,2% del Pil). La missiva è propedeutica a un nuovo rapporto sul debito ex articolo 126/3 dei Trattati. L’esecutivo comunitario dovrà quindi decidere se suggerire al Consiglio l’apertura di una procedura per debito eccessivo. La decisione spetterà poi ai paesi membri.
«La Commissione valuterà la conformità col Patto in giugno, e terremo conto anche dei risultati 2018 così come del piano di riforme presentato il mese scorso», ha detto Pierre Moscovici. Bruxelles ha «avviato colloqui con il Governo perché è importante, prima di avere una valutazione, avere una visione comune». Le scelte di Bruxelles saranno segnate dal momento elettorale, dalla prossima scadenza della Commissione, dalle pressioni nazionali, e dallo stesso andamento dell’economia.
La deriva dei conti è da imputare tra le altre cose ai nuovi costi provocati dall’adozione del reddito di cittadinanza e da nuove regole pensionistiche. «Queste misure saranno compensate solo parzialmente da nuovi sforzi nella lotta all’evasione fiscale e da un gettito temporaneo derivante da una nuova amnistia fiscale». Peraltro, «nuove tensioni sui rendimenti obbligazionari costituiscono un rischio per le stime di bilancio, mentre l’aumento dell’Iva nel 2020 migliorerebbe le prospettive di bilancio».
L’incremento delle aliquote Iva è uno strumento a disposizione del governo Conte per rimettere in carreggiata i conti pubblici. Per ora la misura è congelata, ma potrebbe essere utilizzata già nella Finanziaria del 2020, anche se la scelta è controversa per i rischi di rallentamento dell’economia. Nel suo rapporto, la Commissione europea precisa che la sua stima di deficit, al 3,5% del Pil nel 2020, è al netto dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto.
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