Debito, competitività e lavoro: per il terzo anno consecutivo l’Italia resta nel mirino della Commissione europea perché i suoi squilibri macro sono «eccessivi». Bruxelles continuerà il monitoraggio dei «rischi» già identificati: il debito, appunto, tuttora «molto elevato », una produttività inadeguata, una competitività scarsa, e la disoccupazione sempre altissima.
Nel rapporto Ue sugli squilibri, appena pubblicato, l’Italia non è sola ma è insieme ad altri 17 paesi, che saranno tutti oggetto di una analisi approfondita. Tra questi c’è anche la Germania per via del suo surplus troppo elevato.
Alla Commissione manda un messaggio Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. Parlando a Bologna, ad un convegno Prometeia, sostiene che alla Ue manca «una visione politica», tanto più oggi, di fronte ai gravi rischi geopolitici che si profilano all’orizzonte: «E’ il problema di fondo». Perciò, bisogna rendere «più completa» questa unione economica e monetaria. Sul piano interno il governatore reclama «politiche attive» del lavoro. «Ancorché difficili da disegnare e mettere in atto», hanno un ruolo importante per riqualificare e ricollocare una forza lavoro «spiazzata dai cambiamenti globali». Manca anche «un sostegno al reddito» per i bisognosi con «un debole legame con il mondo del lavoro ». Nella sua lettura, prevedere il futuro economico nazionale è «impossibile», ma è fondamentale un «cambio di prospettiva » nell’individuare le priorità nei prossimi mesi. Cruciali, in effetti, visto che a febbraio Bruxelles pubblicherà delle «pagelle» più approfondite per l’Italia, come per gli altri 18 paesi. E’ un modo per monitorare i progressi fatti.
Già lo scorso febbraio la Commissione aveva concluso che da noi ci sono «squilibri macro eccessivi che richiedono una risoluta azione politica e un monitoraggio specifico sui rischi di un debito pubblico molto elevato e di una debolezza della competitività», si legge nel testo del rapporto. «Nella classifica aggiornata sono diversi gli indicatori che oltrepassano le soglie di riferimento, in particolare perdita di quote di export, debito, disoccupazione e aumento di quella giovanile ». Più nello specifico: il calo della produttività e la bassa inflazione, «trattengono la riconquista della competitività »; il debito «è salito nel 2014, guidato da crescita e inflazione basse, e deficit». Inoltre, «la debolezza economica si riflette anche nel declino del rapporto investimenti- Pil». Creano problemi i crediti deteriorati delle banche. E sul versante del lavoro, la disoccupazione ha avuto il suo picco nel 2014, ma resta elevata assieme a quella giovanile e quella di lungo termine. Anche gli indicatori sociali e sulla povertà sono stabili, ma «a livelli preoccupanti».
Repubblica – 28 novembre 2015