Il Sole 24 Ore sanità Come è noto i compensi percepiti dai medici dipendenti dalle strutture del Servizio sanitario nazionale (aziende ospedaliere, Asl, Irccs) per le loro prestazioni in libera professione intramuraria (o “intramoenia”), al di fuori del loro normale orario di lavoro, relative a visite specialistiche, esami strumentali, interventi chirurgici , etc.., vengono tassati come “assimilati a quelli di lavoro dipendente”, ai sensi dell’art. 50 comma 1, lettera e) del Tuir.
Ricordiamo che:
• i rapporti fra l’azienda datore di lavoro ed il medico sono disciplinati dalla Legge 8 novembre 2012 n. 189.
• il medico, in questa attività, non ha la veste giuridica di lavoratore autonomo, per cui non ha alcun rapporto economico con il paziente, per cui non può mai incassare il corrispettivo delle prestazioni, né emettere fatture, né ricevute di alcun tipo; ogni rapporto con il paziente (prenotazione, incasso, fatturazione) è devoluto all’Azienda.
• La fatturazione avviene sulla base di una tariffa, variabile da medico a medico e da prestazione a prestazione, e con loro concordata, formata da una base costituita dal compenso (al lordo della tassazione) spettante al medico e da una quota spettante all’azienda, che copre i costi per l’uso degli ambulatori delle strumentazioni e del personale amministrativo e il recupero dell’Irap che grava sul compenso del medico; alcune aziende espongono in chiaro nella fattura, per motivi di trasparenza, la quota spettante al medico,.
Il compenso viene liquidato al medico, con voce separata, in busta paga, e la tassazione viene calcolata sull’importo totale delle sue spettanze, senza alcuna distinzione fra reddito di lavoro dipendente e reddito assimilato. È evidente che se il medico ha un reddito di lavoro dipendente oltre la soglia dei 50.000 euro, quello assimilato verrà gravato per intero per il 43% di Irpef, altrimenti potrà essere tassato, per intero , o per una quota, per il 35%.
Naturalmente quando il medico concorda la tariffa con la propria azienda ha tutti gli elementi utili per calcolare quale sarà il suo reddito al netto delle imposte.
Era doveroso ricordare come viene gestita l’intramuraria, quando si sta ipotizzando, per i lavoratori autonomi, compresi i medici liberi professionisti con partita Iva, l’aumento del limite di fatturato da 65.000 euro fino a 100.000 euro (che forse potrà essere fissato dal prossimo esercizio a 80/85.000), per usufruire del regime forfettario con la tassazione “flat tax” del 15%.
Poiché alcuni medici o gruppi di medici stanno “facendo un pensierino”, e forse qualche pressione, per ottenere un analogo trattamento sui loro compensi “intramuraria” , sembra utile fare un confronto fra le due tipologie di attività.
Premesso che la flat tax, a parere di chi scrive, a fronte dei vantaggi indubitabili per i lavoratori autonomi, presenta enormi svantaggi per l’Erario, oltre a costituire una violazione del principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione, come evidenziato nel servizio “Gli effetti perversi della flat tax” , appare opportuno ricordare che:
• Il beneficio di un’aliquota ridotta del 15% sulla tassazione dei liberi professionisti ( medici e altri), prevede che, di contro, gli stessi soggetti non possono detrarre dal volume dei ricavi, né le spese dello studio, né gli ammortamenti dei beni strumentali, né gli oneri che in sede di dichiarazione annuale sono deducibili (o detraibili in misura fissa) da tutti gli altri contribuenti, compresi i medici ospedalieri.
• I medici ospedalieri che svolgono l’attività intramoenia invece non hanno nessun costo per l’organizzazione, per la gestione, per gli strumenti necessari (né per il loro acquisto né per la loro manutenzione) e possono dedurre, in sede di dichiarazione annuale, ogni onere possibile, come tutti i contribuenti (per mutui, spese sanitarie, spese di ristrutturazione edilizia, ecc…)
Di conseguenza, considerando che, quando fra aziende e medici si definiscono le tariffe per l’utenza per l’attività intramuraria, i medici hanno bene in mente quale sarà la quota dei compensi netti che verrà loro accreditata, incrementare i compensi netti per l’intramoenia con una diversa modalità di tassazione parrebbe un “bonus” incompatibile, a parere di chi scrive, con lo stato delle finanze del nostro Paese.
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