La Stampa. Gli ultimi 150 li hanno raccolti due giorni fa sulla spiaggia di Manerba del Garda. Gabbiani che, incredibilmente, si sono schiantati al suolo così come sta accadendo da un mese e mezzo a questa parte. Hai voglia a non allarmarsi, come suggerisce l’infettivologo Francesco Castelli, ordinario di Malattie Infettive all’Università di Brescia, che assicura che l’ipotesi che «il virus passi dagli animali selvatici anche ai mammiferi è una evidenza rarissima». Qui sulle rive del Garda è quasi panico.
L’allarme per la moria di gabbiani in Lombardia è ormai una realtà concreta e si fa strada l’ipotesi di una epidemia causata dal virus dell’aviaria. Dopo i recenti allarmi dell’Oms, il timore è che possa trasmettersi anche all’uomo.
Decine le carcasse recuperate nella provincia di Brescia tra le spiagge di San Felice del Benaco, Manerba del Garda, Padenghe, Desenzano e Sirmione. Il fenomeno, infatti, riguarda alcune comunità che vivono sulle rive del Lago di Garda e che sono state colpite dal virus dell’influenza aviaria ad alta patogenicità. Il principale bacino di acqua dolce d’Italia, dunque, è ormai focolaio dell’H5N1.
Motivo per cui l’imperativo categorico per gli addetti che intervengono lungo le spiagge è di raccogliere i corpi il prima possibile per impedire che diventino cibo per corvi, topi o addirittura cani e si possa allargare il contagio. «La situazione evidenzia per il comparto zootecnico avicolo un rischio elevato di diffusione: è necessario adottare misure di biosicurezza finalizzate a evitare l’introduzione del virus negli allevamenti», si legge in una nota di Ats. «Il rischio per la popolazione è da ritenersi basso. Ma è opportuno evitare il contatto diretto con animali selvatici, nel caso appaiano malati, moribondi o deceduti», fanno sapere ancora dall’azienda sanitaria locale.
«Regione Lombardia e Ats ci hanno informati delle misure contenitive da adottare e stiamo rispettando tutto alla lettera» spiega il sindaco di Manerba del Garda, Flavio Mattiotti. «Le carcasse vengono raccolte con tutti i dispositivi necessari (guanti, mascherine) e riposti prima in sacchi di plastica ermetici e poi in scatole che Ats raccoglie per portarle all’inceneritore di Cremona. Abbiamo appreso da poche ore che, vista la mole di lavoro, Ats non riesce più a farlo e quindi saranno i comuni a dover provvedere a consegnare i corpi dei volatili morti alla centrale di smaltimento. Ulteriori spese per le casse municipali», si lamenta il primo cittadino che spiega di essersi confrontato con i colleghi degli altri paesi interessati. «La situazione è la stessa un po’ ovunque. Stiamo facendo del nostro meglio». I cittadini, che si tengono alla larga dalle spiagge, «sono sorpresi dalla quantità di uccelli morti ritrovati ma stanno rispettando le regole».
A monitorare la situazione, comunque, ci sta pensando l’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie che possiede una mappa digitale in grado di verificare i vari focolai in giro per l’Europa (e non solo). Una fotografia aggiornata, dove ora risultano anche i casi di aviaria del Garda.
La diffusione del virus, comunque, sembra non essere circoscritta alla sola Lombardia. All’inizio del mese di gennaio, l’allarme influenza aviaria aveva riguardato il Tirolo, dopo il ritrovamento di alcuni cigni morti. Nei giorni scorsi è stato raccolto, anche in provincia di Trento, in valle dei Laghi, un gabbiano poi risultato positivo al virus dell’influenza aviaria. —