E così nel 2022 per la prima volta sono stati sfondati i 20 miliardi con la spesa farmaceutica a carico del Ssn che si è attestata a 20.504,6 milioni come ha appena certificato l’Agenzia italiana del farmaco nei suoi dati provvisori appena pubblicati relativi all’anno scorso contro i 19.465,7 milioni raggiunti invece nel 2021. E un altro miliardo si potrebbe aggiungere ancora quest’anno visto che secondo le stime anticipate al Sole 24 ore e realizzate da Iqvia – il provider globale sui dati sanitari – il 2023 potrebbe chiudersi ben sopra i 21 miliardi.
I numeri insomma confermano un trend inequivocabile che dovrebbe essere affrontato dal Governo e dal ministro della Salute Orazio Schillaci che non a caso ha cominciato a fare delle prime riflessioni sul tema insieme ai suoi tecnici per provare a ritoccare i tetti nel breve periodo e a superarli in futuro, puntando anche a spostare le risorse in avanzo lì dove invece si registra uno sforamento. Questo perché se si scende nel dettaglio si scopre che il sistema dei due tetti di spesa non funziona ormai da anni: se quello della convenzionata (la spesa per i medicinali erogati con la ricetta nelle farmacie) come sempre vede un avanzo di risorse perché il tetto non viene mai superato e infatti nel 2022 a fronte di 8 miliardi di spesa complessiva e un tetto del 7% calcolato sul Fondo sanitario nazionale – i fondi complessivi del Ssn – le risorse non spese ammontano a 727 milioni. Al contrario come accade ormai ogni anno il tetto di spesa per gli acquisti diretti (la spesa cioè per i farmaci ospedalieri) viene invece abbondantemente superato: l’anno scorso per gli acquisti in ospedale sono stati spesi 12,249 miliardi ben oltre i 9,555 miliardi del tetto (calcolato sul 7,65% del Fondo sanitario) e così lo sfondamento raggiunge 2,694 miliardi. Di questa cifra il 50% e quindi oltre 1,3 miliardi dovranno essere ripianati dalle aziende farmaceutiche (il famigerato payback) e il resto dalle Regioni. Non finisce qui. Perché in base ai consumi di farmaci nei primi mesi del 2023 secondo il provider globale di dati sanitari Iqvia la spesa farmaceutica per acquisti diretti quest’anno oltrepasserà nuovamente il tetto programmato per legge, arrivando «a circa 13 miliardi di euro (+6% rispetto al 2022) che, a fronte di un tetto stimato pari a circa 9,7 miliardi di euro (il 7,85% del Fondo sanitario, come nel 2021 e 2022) porterà ad un disavanzo di circa 3,3 miliardi di euro, in crescita del 20% rispetto al 2022. Di questi la metà, cioè circa 1,6 miliardi, dovrà essere ripianata dalle aziende farmaceutiche con il sistema del payback. La restante parte sarà pagata dalle singole Regioni in base al loro superamento del budget assegnato». Per le aziende ci sarà però la possibilità di pagare di meno: «A partire dal 2022- ricorda Iqvia – le aziende che hanno già adempiuto all’integrale pagamento dell’onere di ripiano per gli anni 2019 e 2020, godranno di una riduzione della quota di ripiano rideterminando il suo valore come se il tetto fosse dell’8% nel 2022 e dell’8,15% nel 2023. Il payback per tali aziende sarà quindi calcolato come se il ripiano complessivo per il 2023 risultasse di circa 1,4 miliardi».
Sono esclusi da questo computo i farmaci innovativi e innovativi oncologici che rientrano in un unico fondo separato del valore di 1,2 miliardi nel 2023 e per il quale Iqvia non prevede alcuno sforamento, ma un avanzo di circa 300 milioni. E un avanzo ci sarà di nuovo anche per la spesa convenzionata (la ricetta in farmacia) che è prevista in crescita di circa l’1,5% rispetto al 2022, arrivando a circa 8,1 miliardi, generando però un surplus di risorse non spese intorno agli 800 milioni. Cosa fare di questi avanzi di risorse è proprio una delle prime sfide che dovrà affrontare Schillaci già nei prossimi mesi.