Non solo taglio del 5 per cento sulle spese. La mannaia calerà sul personale, sui precari, sui contratti a tempo determinato, sulle consulenze. Ma anche sui premi ai direttori generali, sui gettoni distribuiti fino a ieri ai dipendenti che si caricavano le spalle dell’onere di presiedere le commissioni invalidi. La sanità veneta si prepara ad un autunno “lacrime e sangue”, effetto della spending review targata Governo Monti, recepita alla lettera dal segretario regionale alla Sanità. Nel faccia a faccia tra organizzazioni sindacali e il numero uno della sanità veneta, Domenico Mantoan ha illustrato le disposizioni per il contenimento della spesa, che saranno rese operative a suon di delibere entro la fine del mese di settembre.
Tagli a 360 gradi difficili da digerire per la Cgil e la Uil, che per il 28 settembre hanno indetto lo sciopero generale al grido di «Basta colpire i più deboli». Il segretario regionale della Uil D’Emanuele Scarparo esprime profonda preoccupazione per l’effetto domino che provocherà la spending review alla veneta: «Pagheranno i più deboli: dai dipendenti delle cooperative che saranno licenziati ai giovani precari. Ma incasseranno il colpo anche gli assistiti, che si vedranno erogare un servizio di qualità diversa rispetto a quello cui sono abituati». Ma anche i dirigenti della sanità non esultano di fronte alla ridda di paletti imposti dalla Regione per contenere i costi.
PERSONALE. La scure della spending review si abbatterà in primo luogo sul capitolo di spesa più pesante delle Usl. Le delibere regionali in corso di approvazione fisseranno in modo invalicabile il tetto di spesa in materia di personale per il 2013: si potrà assumere solo personale sanitario. Per le assunzioni con contratti interinali e collaborazioni il tetto di spesa sarà dell’80 per cento rispetto alla spesa del 2010. Sulla decisione non sono mancate le rimostranze dei manager in pectore della sanità veneta: come riusciranno a crearsi uno staff di fiducia una volta nominati, a partire dall’ 1 gennaio 2013? Tutte le assunzioni saranno sottoposte all’imbuto dell’autorizzazione regionale, compresi i co.co.co., nessun direttore generale potrà assumere senza il nulla osta dei vertici regionali.
PRIMARI E MANAGER. Nonostante la diaspora di primari che scelgono la via della pensione, la Regione imporrà il blocco totale delle assunzioni per la copertura di posti vacanti di “figure apicali”, i direttori di unità operativa complessa, comprese le assunzioni con contratto ex articolo 15 septies, contratti a tempo basati sul conferimento di incarichi “personali” volti a realizzare specifici progetti strategici.
Non se la passano bene nemmeno i direttori generali (e con loro i direttori amministrativi, sanitari e al sociale) il cui premio sullo stipendio dipenderà dal raggiungimento del pareggio di bilancio: fantascienza per le Usl più grandi, in passivo cronico spesso per motivi oggettivi o “storici”.
PRESTAZIONI EXTRA. Periodo di vacche magre anche sul fronte dell’acquisto di prestazioni aggiuntive, una manna dal cielo per le Usl che non riescono ad erogare tutte le prestazioni richieste. I manager fino a ieri potevano “comprarle” ai propri dipendenti, che fornivano servizi extra dietro paganiento di un compenso. La prassi sarà dimezzata: le aziende sanitarie potranno utilizzare il 50 per cento dei fondi riferiti allo storico del 2006. E il resto? I direttori generali dovranno chiedere il permesso alla Regione.
Novità anche per gli “erogatori” di ore extra: non potranno superare il 30 per cento dell’orario di lavoro. Fine dei gettoni di presenza per i componenti delle commissioni invalidi, che si svolgeranno in orario di servizio. E fine pure della monetizzazione delle ferie, al via i piani di smaltimento “coatto”.
QUESTIONE PART TIME. La spending review rischia di far esplodere in maniera ancor più devastante il problema dei dipendenti cui è stato stracciato il contratto a tempo parziale dai direttori generali. Le immissioni a tempo pieno infatti saranno computate come nuove assunzioni.
IL SINDACATO. «Rischiamo un disastro dal punto di vista operativo», attacca Stefano Tognazzo, Uil «dovremo discutere se sia meglio assumere un giovane infermiere o reimmettere a tempo pieno personale cui è stato tolto il part ti me? La Uil procede con le cause legali contro le aziende sanitarie. Soprattutto a Padova e Treviso sono centinaia i dipendenti che si opporranno in tribunale a questa scelta unilaterale e non condivisa. Lunedì 24 settembre alle 11.30 abbiamo convocato un’assemblea a Padova, dove in aula magna discuteremo di part time con i dipendenti di Usl 16 e azienda ospedaliera».
di Fabiana Pesci – Il Mattino di Padova – 19 settembre 2012