“Una sentenza storica, siamo stati l’unica Regione d’Italia a portare avanti le nostre convinzioni. Il centralismo sanitario governativo ha ricevuto un duro colpo e noi, tanto per fare un esempio concreto, continueremo a nominare i direttori generali della nostra sanità invece che doverli scegliere all’interno di una terna ‘nazionale’ dove poteva esserci anche qualche responsabile di certi sfasci in giro per l’Italia”.
Con queste parole, il Presidente Luca Zaia commenta la notizia, ricevuta dai legali della Regione del Veneto, che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 251 del 2016, ha accolto l’impugnazione della Regione Veneto (difesa dagli avv. prof. Luca Antonini e Ezio Zanon) relativa alla legge delega Madia di riforma delle pubbliche amministrazioni.
“La Regione Veneto – ricorda Zaia – contestava parecchi aspetti della riforma che, anziché fare evolvere il sistema, ne determinavano una profonda e irragionevole involuzione a danno del principio del buon andamento della pubblica amministrazione. Una involuzione che avrebbe compromesso irrimediabilmente soprattutto le realtà regionali efficienti, come il Veneto”.
“Ad esempio, la riforma Madia, con una insensata logica di centralismo – hanno sostenuto i legali del Veneto di fronte alla Consulta – prevedeva che non fosse più la Regione a nominare i direttori generali delle aziende ospedaliere regionali, ma che questi fossero imposti alla Regione da una commissione di nomina governativa. In questo modo alla Regione Veneto avrebbero potuto essere imposti – e la difesa della Regione lo ha evidenziato con vigore – i dirigenti provenienti da regioni altamente inefficienti, minando in radice, davvero senza alcuna adeguata ragione che lo giustificasse, l’eccellenza di un modello che si colloca ai primi posti nella graduatorie internazionali. Con un danno gravissimo alla tutela della salute oggi assicurata ai cittadini dal sistema sanitario veneto”.
In questa sentenza – come si legge nel comunicato della Corte costituzionale – “in senso evolutivo rispetto alla giurisprudenza precedente” la Consulta, prendendo atto delle violazioni della Costituzione denunciate dal Veneto, ha precisato che una intesa con le Regioni, “è un necessario passaggio procedurale anche quando la normativa statale deve essere attuata con decreti legislativi delegati”.
E’ quindi stato ritenuto costituzionalmente illegittimo il disposto della riforma Madia che, invece, prevedeva un semplice parere delle Regioni, da rendere entro un tempo molto breve, e tranquillamente superabile in via unilaterale dal Governo.
“Di fatto la sentenza ha affermato – spiegano gli avvocati del Veneto – che il Governo non può diventare sordo ai suggerimenti delle Regioni e che non può sottrarsi alle procedura concertative, che sono necessarie per garantire non solo il pieno rispetto del riparto costituzionale delle competenze, ma anche il successo delle riforme. La volontà centralizzatrice intorno alla quale, senza nessuna ragione adeguata (perlomeno riguardo alle realtà regionali efficienti), il Governo aveva impostato tutta riforma Madia esce quindi fortemente ridimensionata. Anche i decreti legislativi già emanati dovranno essere corretti dal Governo, perché la Corte Costituzionale ha imposto di ascoltare seriamente le Regioni”.
“Nell’ambito delle nuove procedure concertative la Regione Veneto – assicura Zaia – farà quindi sentire la sua voce: potrà così spiegare al Governo (che ora dovrà ascoltare e tenerne conto) quanto sia insensato centralizzare i concorsi e le nomine in una realtà regionale che ha i propri modelli organizzativi e una propria tradizione di efficienza riconosciuta a livello internazionale. Tradizione ed efficienza che invece non è propria di altre realtà regionali e nemmeno degli apparati centrali, dati i livelli molto bassi della graduatorie internazionali in cui si collocano i settori oggi gestiti direttamente dallo Stato”.
25 novembre 2016