Tra i migliori Thiene, Cittadella, Castelfranco e Negrar. Ma c’è chi dice: «I casi difficili li passano ai capoluoghi». Padova lodata per il Sant’Antonio ma ripresa per Piove di Sacco
E’ sostanzialmente positivo il quadro della sanità veneta che emerge dalla nuova analisi su migliori e peggiori ospedali italiani tracciata dall’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi regionali) con il ministero della Salute. Dall’esame dei principali nove indicatori di riferimento emergono alcune criticità, soprattutto nel trattamento dell’infarto o della frattura del collo del femore, ma la conclusione è che nella nostra regione l’offerta di qualità non manca mai. In ogni specialità ci sono strutture in grado di offrire performance migliori o almeno in linea con la media italiana. L’altro dato significativo, nella scorrere le «classifiche», è che sono i poli più piccoli ad accaparrarsi le prime posizioni.
Come gli ospedali di Thiene, Legnago, Cittadella, Mirano, Castelfranco, Portogruaro, Montecchio, Feltre. O i privati convenzionati, leggi Negrar, Villa Eretenia a Vicenza, Villa Salus a Venezia. I capoluoghi vengono citati meno di frequente come «best», per finire spesso dietro la lavagna. E’ il caso dell’ospedale all’Angelo di Mestre, tra i migliori per il trattemento entro 48 ore dell’infarto miocardico acuto, ma nella lista nera per mortalità dopo la sistemazione di bypass aortocoronarico, per mortalità dei pazienti a 30 giorni dal ricovero per ictus e per le colecistectomie laparoscopiche con degenza. Record in negativo a cui si sommano quelli attribuiti all’ospedale civile di Venezia per la mortalità da infarto e lo scompenso cardiaco a 30 giorni dal ricovero. «Per forza le statistiche dei piccoli presidi sono migliori, ogni volta che si trovano davanti un caso difficile lo sbolognano agli ospedali capoluogo — avverte Antonio Padoan, direttore generale dell’Usl 12 Veneziana — questi numeri lasciano il tempo che trovano. L’azienda che guido è inoltre penalizzata da un 50% di anziani in più, portatori di pluripatologie, e dalla mancata autorizzazione della Regione a sostituire il primario di Cardiologia, in pensione dall’agosto 2011».
Vediamo le classifiche. Bassa la mortalità a 30 giorni dal ricovero per infarto a Thiene, San Donà, Feltre, Legnago e Cittadella; più alta a Montebelluna, Chioggia, Piove di Sacco, Venezia e Rovigo. La mortalità a 30 giorni dal ricovero per scompenso cardiaco è minima a a Negrar, Oderzo, Villa Eretenia, Portogruaro e in Azienda ospedaliera di Padova; sale a Arzignano, Venezia, Jesolo, Este e Conegliano. La mortalità a 30 giorni dall’inserimento di bypass aortocoronarico è ridotta a Vicenza e a Verona, sale a Treviso e all’Angelo di Mestre, quella per ictus è limitata a Negrar, al Sant’Antonio di Padova, a Cittadella, Portogruaro e in Azienda ospedaliera a Padova; aumenta a Schio, Belluno, all’Angelo di Mestre, a Piove di Sacco e San Bonifacio. I best nella cura della broncopneumopatia cronica ostruttiva sono Bussolengo, Policlinico Rossi di Verona, Abano, Castelfranco e Trecenta; i «peggiori» Piove di Sacco, Montebelluna, Bassano, il Maggiore di Verona e Cittadella.
Si eseguono invece meno cesarei a Treviso, San Bonifacio, Vittorio Veneto, Montebelluna e Feltre; di più a Trecenta, Chioggia, Rovigo, al Maggiore di Verona e a Piove di Sacco. Le colecistectomie laparoscopiche svettano a Legnago, Villa Salus di Venezia, Mirano, Cittadella e al Maggiore di Verona; voti bassi a Oderzo, Valdagno, Negrar, Piove di Sacco e all’Angelo di Mestre. Infine il trattamento della frattura del collo del femore: primi Montecchio, Schio, Valdagno, Montebelluna e Portogruaro; ultimi il Policlinico Rossi di Verona, Treviso, Castelfranco, Conegliano e Bassano. Cenerentola per 5 volte su 9 Piove di Sacco, dal 2009 passato sotto l’Usl 16 di Padova, il cui direttore sanitario Daniele Donato chiarisce: «Abbiamo cambiato molte cose, soprattutto in Cardiologia, in Chirurgia, dove la maggior parte degli interventi ora avviene in laparoscopia, e nell’area materno infantile. E poi vantiamo il secondo posto del Sant’Antonio per la cura dell’ictus: è uno dei centri della rete regionale, vi si esegue la trombolisi, c’è la guardia neurologica h24 e la Neurologia è dotata di letti di terapia semintensiva ». Davanti al Sant’Antonio, per la cura dell’ictus, il Sacro Cuore di Negrar, il cui presidente Mario Piccinini dichiara: «Siamo stati il primo centro con la Stroke Unit, ma non è l’unico primato. Vantiamo la miglior radiologia del Veneto, due angiografi di ultima generazione in Cardiologia emodinamica, siamo polo di riferimento nazionale per la cura della malaria e stiamo sviluppando la radiochirurgia». Soddisfatto anche Renato Mason, dg dell’Usl 8 di Asolo: «Castelfranco e Montebelluna sono due ospedali di buon livello, per i quali ho assunto 15 primari sotto i 50 anni, punto di forza. Mi sono poi buttato a capofitto per ovviare alle carenze segnalate dal ministero».
Michela Nicolussi Moro – Corriere Veneto – 12 maggio 2012