Repubblica. Un tavolo con i sindacati per mettere a punto una strategia che permetta di trovare i medici e gli infermieri che mancano e che mancheranno sempre di più nella sanità italiana. Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha convocato per domani alle 11.30 Cgil, Cisl, Uil, Confsal e Ugl per discutere del Fondo sanitario nazionale, dei contratti ma soprattutto dell’attuazione del Pnrr, e in particolare delle nuove case della comunità che, insieme all’assistenza domiciliare integrata, e al potenziamento del ruolo dei medici di famiglia, dovrebbe decongestionare i presídi di pronto soccorso, lasciando i casi meno gravi a una medicinadi prossimità che però è ancora tutta da costruire.
E non si tratta di un problema edilizio: per quanto l’ultima relazione sul Pnrr inserisca la costruzione degli ospedali di comunità tra le misure che presentano criticità sotto il profilo dell’aumento dei costi e della scarsa attrattività, il ministero della Salute guarda con una certa tranquillità alla messa a terra dei progetti, ritenendo che al momento non presentino alcun ritardo rispetto alla tabella di marcia. Mentre la vera criticità è un’altra: chi andrà a lavorare in questi centri sanitari di prossimità, una volta che saranno completati, visto che già adesso mancano i medici e, soprattutto, gli infermieri?
La convocazione rientra in una serie di incontri che si terranno in settimana (dalle pensioni alla sicurezza sul lavoro) e che, rivendica il leader della Cisl Luigi Sbarra, «sono il risultato tangibile della mobilitazione di questi mesi». Ai sindacati Schillaci domani presenterà un piano che integra la valorizzazione dei medici di base con la formazione di nuove figure professionali che possano essere di supporto agli infermieri, operatori socio sanitari che abbiano una formazione universitaria ad hoc. In un’intervista a Repubblica Schillaci aveva anche ipotizzato un accordo per fare arrivare in Italia medici indiani, un progetto che rimane in piedi, ma che certo non è risolutivo. Al tempo stesso, per “smistare” l’assalto al pronto soccorso, si agirà su due direttrici: da un lato rafforzando le competenze dei medici di famiglia, con una formazione equiparata a una scuola di specializzazione. Dall’altro dando ai medici di famiglia la possibilità di disporre ricoveri ospedalieri senza passare dal pronto soccorso. Questa nuova categoria di medici generali specializzati potrebbe poi essere impiegata a tempo pieno con regolari contratti nei nuovi ospedali di comunità. Per il ministro la valorizzazione del ruolo dei medici generali renderebbe più attrattiva la professione. Ma per sindacati eorganismi di categoria l’attrattività passa anche per «una remunerazione più alta»: «Molti medici laureati in Italia scelgono di andare a lavorare in Paesi come la Svizzera o l’Austria, dove gli stipendi sono più alti rileva Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici – Registriamo poi temi che ledono l’autonomia dei medici, accentuando gli abbandoni e la tendenza a lavorare come gettonisti. E sui territori i medici di famiglia vengono lasciati da soli». Il tema della remunerazione è anche al centro delle rivendicazioni degli infermieri: «Mi sembra difficile che il governo riesca a far venire infermieri dall’estero, perché mancano in tutto il mondo, e l’Italia è tra i Pasesi in cui sono pagati di meno – afferma Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind, sindacato autonomo di categoria – ritengo poi che se il governo vuole davvero discutere dei problemi della categoria dovrebbe convocare anche noi autonomi».