Il “conto” rischia di essere salato: nei 12 mesi del 2015 la riduzione dell’export veneto nei confronti della Russia segnerà una perdita di 538 milioni di euro, registrando un -32,6% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Ripresina di Mosca dal 2016
La proiezione è stata elaborata da Confindustria Padova, che ha trasferito il trend effettivo e reale del primo trimestre 2015 sul periodo dell’intero anno. La crisi russa, aggravata dalla proroga delle sanzioni (alla fine di gennaio 2016), ha interrotto una fase di crescita a due cifre dell’export regionale (+24,1% nel 2011-2013). I prossimi mesi saranno ancora difficili, ma già a partire dal 2016 l’economia russa tornerà a crescere (+0,4% secondo Confindustria) e con essa anche le esportazioni.
Il crollo dell’export veneto
Ma intanto i primi mesi del 2015 segnano una debacle impressionante. Tra le province più colpite in regione ci sono Venezia – che chiude il primo trimestre 2015 con una perdita di export in Russia del 49,3% –, Belluno (-35,9%) e Vicenza (-28,6%). È, però, Padova la provincia in assoluto più colpita, con un calo del 49,6% di export verso la Russia. Già il 2014 si era chiuso con un -18,2% delle esportazioni padovane verso Mosca (da 382 a 312 milioni di euro). Nei primi tre mesi del 2015 la caduta si è accentuata: la riduzione dell’export supera i 40 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2014 .
Imprese in trincea
Significative sono le testimonianze in questo senso delle imprese padovane: la Piron di Cadoneghe (forni professionali per ristorazione e catering) nel 2012 fatturava in Russia 2 milioni di euro , sui 5 totali. «Quest’anno arriveremo a stento a 150mila euro – dice il direttore marketing Enrico Bonetto -; è il 70% in meno rispetto al 2014». La Berto’s di Tribano (cucine professionali) negli ultimi due anni ha perso tra Russia, Ucriana e Bielorussia circa un milione di euro di export sui 22 totali ( di cui 18 ricavati dalle esportazioni). «Nel primo semestre di quest’anno nella sola Russia abbiamo subito un crollo dell’80%, da 500mila a 100mila», spiega il presidente Enrico Berto.
Il Sole 24 Ore – 24 luglio 2015