DA RUMINANTIA. Nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale programmate per il biennio 2017-2018 e dei servizi rivolti alle imprese per incentivare un’agricoltura a bassa emissione di carbonio, l’Ismea ha realizzato una ricognizione finalizzata a qualificare e quantificare il grado di conoscenza delle aziende agricole rispetto alle tematiche climatiche e alle opportunità di finanziamento offerte dallo sviluppo rurale a livello regionale. Tra le azioni di informazione rivolte alle imprese il primo strumento attuativo previsto è rappresentato da un’indagine di approfondimento attraverso la somministrazione di uno specifico questionario a un campione di aziende agricole che, considerando l’incidenza della zootecnia sulle emissioni nazionali di gas serra e ammoniaca, è costituito da realtà specializzate nell’attività di allevamento.
Secondo i dati diffusi dall’ISPRA (Fig.1), infatti, le emissioni di gas serra provenienti dal settore agricolo, pari al 7,1% del totale nazionale1, sono imputabili per il 46% ai processi di digestione degli animali allevati (soprattutto metano) e per il 17% alla gestione delle deiezioni animali (sia metano che protossido di azoto).
In particolare, dal punto di vista delle specie animali il maggior contributo della zootecnica italiana è ascrivibile all’allevamento bovino da latte (circa il 56% delle emissioni espresse in CO2 equivalente), seguito da quello da carne o a duplice attitudine (18%) e dai suini (12%).
In definitiva, quindi, l’indagine ha lo scopo di analizzare l’approccio delle aziende zootecniche italiane al tema del cambiamento climatico e comprendere quali siano i fattori incentivanti l’adozione di tecniche di mitigazione o adattamento e/o quali siano i limiti alla loro diffusione.
Inoltre, l’indagine ha l’obiettivo di raccogliere esperienze rilevanti tra le aziende italiane in termini di pratiche adottate per la lotta ai cambiamenti climatici, anche in chiave competitiva.
La progettazione dell’indagine è stata proceduta da un’analisi esplorativa, non esaustiva ma orientativa, di studi analoghi a livello internazionale e nazionale, da cui trarre spunti e riflessioni (Allegato I). Successivamente è stato strutturato il campione di aziende da indagare (Allegato II), tendendo conto della struttura dell’agricoltura italiana sulla base dei dati del Censimento Istat (2010), ed è stato poi predisposto il questionario da somministrare (Allegato III).
1 Il 62% delle emissioni imputabili al settore agricolo deriva dalla produzione di metano (CH4) connessa ai processi di fermentazione enterica, alla gestione delle deiezioni e alla coltivazione del riso, il 36,0% è rappresentato da protossido di azoto (N2O), che deriva prevalentemente dalla gestione delle deiezioni animali e dall’utilizzo di fertilizzanti azotati, e il restante 2% è rappresentato da anidride carbonica (CO2). ISPRA, National Inventory Report 2018 www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/italian-greenhouse-gas-inventory-1990-2015.-nationalinventory-report-2017
Clicca qui per scaricare il report completo: La risposta delle aziende zootecniche italiane ai cambiamenti climatici. I risultati di un’indagine
Fonte: Rete Rurale