Non basterà la laurea «breve» per diventare dirigenti della Pubblica amministrazione. È questa una delle novità emerse dai resoconti parlamentari dei lavori svolti dalla commissione Affari costituzionali del Senato sulla delega della Pubblica amministrazione, completati mercoledì scorso.
Dunque per aspirare alla dirigenza servirà «il possesso di un titolo di studio non inferiore alla laurea magistrale». La senatrice pd Linda Lanzillotta, prima firmataria dell’emendamento, chiarisce come «la novità aggiorni la disciplina ai cambiamenti intervenuti nell’ordinamento universitario».
Un altro emendamento approvato, che farà discutere, è quello che, con riferimento alla mobilità della dirigenza, prevede «la semplificazione e l’ampliamento delle ipotesi di mobilità tra amministrazioni pubbliche», nonché «tra le amministrazioni pubbliche e il settore privato». Un’altra modifica proposta dal ministro Marianna Madia e approvata depotenzia la commissione per la dirigenza, introdotta dallo stesso ministro, che è deputata a valutare la licenziabilità del dirigente: in casi di riorganizzazione, il parere della commissione non è più vincolante anche se resta obbligatorio. Quindi, spiega anche il relatore alla delega, il senatore Giorgio Pagliari (Pd), «a decidere è l’amministrazione, che può anche discostarsi dalla scelta della commissione» motivando. Inoltre, stabilisce l’emendamento, trascorso un certo periodo, da fissare, l’eventuale parere non dato si intende per acquisito.
Infine una modifica che tranquillizza i dirigenti che hanno avuto accesso alla Pubblica amministrazione per concorso: per gli incarichi dirigenziali assegnati senza concorso, «si procede attraverso procedure selettive e comparative, fermi restando i limiti». Dunque salta l’attuale meccanismo della chiamata «singola» e al suo posto arriva una selezione per individuare una rosa di candidati alla carica, verificando le competenze interne.
Per il senatore Donato Bruno (FI) nella riforma restano alcuni nodi non risolti dagli emendamenti del relatore, sui quali sarà presentata una questione pregiudiziale di costituzionalità. Infine le associazioni dei dirigenti pubblici Allievi Scuola Nazionale di Amministrazione, Agdp e Nuova Etica Pubblica scrivono ai senatori presentando le proposte elaborate in diversi mesi di contributi e audizioni forniti in commissione.
Antonella Baccaro – Il Corriere del Veneto – 3 aprile 2015