Quanta gente mangia e beve a sbafo in Regione, o meglio banchetta con i soldi dei contribuenti, erogati dal governo veneto attraverso i mille canali spesso incontrollati della spesa pubblica? Ah, saperlo!, direte voi. Ma con un po’ di pazienza ci si può fare un’idea. Perché due cose sono certe: 1) lo spreco non è finito con il periodo delle vacche magre, c’è chi è rimasto aggrappato alla mangiatoia e non ha intenzione di mollare la presa; 2) l’apparato è autoreferenziale e si giustifica sempre e comunque. Le spese sono tutte necessarie, salvo scoprire – metti il caso di Veneto Strade spa, la società che ha ereditato le competenze dell’Anas – che si può vivere anche con il 90% dei tagli; nel 2010 aveva 120 milioni di investimenti, nel 2011 è scesa a 40 e quest’anno se ne fa bastare 15.
Direte che gli investimenti sono una cosa, la spesa corrente un’altra. Ok, al posto di 10 milioni per la manutenzione delle strade, ne sono arrivati 8 e pare che bastino.
Chi stabilisce quanto si può risparmiare, dove finisce il necessario e comincia il superfluo? Chi ci dice che la stessa Veneto Strade non sia un doppione, come potrebbe esserlo Veneto Agricoltura, tanto più che l’assessore competente Franco Manzato va dicendo da un anno che bisogna drasticamente ristrutturarla, salvo non farlo? Vale anche per le altre società ed enti regionali.
E vale anche per i singoli: la Regione Veneto ha 2700 dipendenti ma mette a libro paga ogni anno un certo numero di consulenti: tutti necessari? Tra i 2700 ci saranno dei brocchi ma anche dei cavalli da corsa: o no? Per anni le consulenze sono state una selva oscura, dove infilare la clientela scelta dai politici al comando, ma anche amanti, amiconi e terze linee. Poi è arrivato la legge sulla trasparenza del ministro antifannulloni Renato Brunetta e la decenza ha consigliato di far sparire almeno i casi più sbracati. Oggi Luca Zaia tiene a libro paga 82 consulenti per una spesa 1.583.344 euro. Sono tanti, sono pochi, sono tutti necessari? Un confronto con gli anni precedenti aiuta a rispondere.
La Regione Veneto aveva anticipato Brunetta con una legge del 2007, ne consegue che l’elenco delle consulenze regionali è disponibile dal 2008: in quell’anno erano a libro paga di Giancarlo Galan la bellezza di 444 consulenti, che ci sono costati 4.608.248 euro, se non abbiamo sbagliato a fare le somme.
L’anno dopo i consulenti erano scesi a 399 e nel 2010 erano calati a 291. Quando arriva Zaia, ne falcidia il primo anno un altro centinaio, portandosi a quota 186. Quest’anno ha ripetuto la sforbiciata arrivando a 82. Di questo passo oseremmo dire che la tendenza è di portarsi a meno zero a stretto giro. Vedremo. Per la par condicio, i consulenti a libro paga del Consiglio regionale sono 11 e costano ai contribuenti 226.544 euro. Di tutti i consulenti si conosce l’onorario, meno degli avvocati. Zaia ha affidato 11 incarichi legali, per lo più di patrocinio davanti alla Corte Costituzionale, su 82 consulenze. Niente a che fare con i 250 incarichi ad avvocati famosi e meno, assoldati da Galan nel 2008.
Ma ora come allora il gruppetto di avvocati si stacca dagli altri consulenti, perché sono pagati secondo il tariffario dell’ordine e solo a fine causa. E’ vero che da Galan a Zaia la rissosità è calata di 25 volte, ma ci si può sempre chiedere che senso abbia ingaggiare liti con lo Stato. La risposta degli addetti ai lavori è che almeno per metà dei casi è lo Stato che ricorre contro la Regione. Per l’altra metà sono contenziosi tipo le provvidenze per la scuola privata, oppure la tesoreria unica: scelte politiche, che costano dai 20.000 ai 30.000 euro ciascuna (Renzo Mazzaro – Il Mattino di Padova – 5 maggio 2012)
La risposta di Zaia: «Ecco perché ricorriamo contro lo Stato»
Gentile Direttore, approfitto dell’articolo pubblicato sui vostri giornali a firma Renzo Mazzaro, per svolgere alcune riflessioni, a vantaggio soprattutto dei lettori distratti o frettolosi che potrebbero essere stati confusi da un titolo che, almeno così pare a me, non consente di valorizzare i dati pur forniti dal vostro cronista. Il quale, infatti, sottolinea come in questi due anni il taglio agli sprechi deciso in Regione sia stato del tutto evidente e, mi pare, incontrovertibile. Ma la Regione non si affida a un “mare di consulenti” e non ingaggia battaglie per un uso strumentale della politica. Parliamo, dunque, di avvocati e di ricorsi alla Corte costituzionale. La mia Giunta e chi Le scrive, caro Direttore, sono convinti che, oltre un certo limite il taglio di quelle “straordinarie” professionalità che superano le competenze che si devono reperire nei nostri uffici, faccia finire le istituzioni stritolate da un sistema che non ci consentirebbe più l’operatività. In altre parole, non sono disponibile a consegnare le Istituzioni che i cittadini mi hanno affidato a gruppi di pressione e a luoghi di potere che, legittimamente e con i denti, difendono i loro interessi. Ciò che, inevitabilmente avverrebbe se non operassimo avendo al nostro fianco, per un periodo di tempo limitato e con parcelle fissate da Ordini professionali, pezzi importanti della cultura giuridica che operano su questo territorio. Sarebbe ancor di più un errore perché, oltre a danneggiare la nostra Comunità, prevarrebbe sempre quella che mio nonno definiva la regola dell’articolo quinto, “chi ga i schei in man, ga vinto”: lobby e potentati vincerebbero imponendo il diritto del più forte. In quanto alla natura politica dei ricorsi, essi sono così tanto voluti in nome degli interessi del nostro popolo, che li abbiamo intentati sia contro il governo Berlusconi che contro il cosiddetto governo dei tecnici: nessuna strumentalizzazione, come più volte riconosciuto anche dai vostri giornali. Poi, faccio presente che ho fortemente voluto che gli incarichi anche per cause di rilevante complessità giuridica, fossero tutti affidati alla nostra Avvocatura, facendola supportare, per i motivi detti, e per cause che si contano ormai sulle dita di una mano, da docenti titolari di cattedra della nostra titolata scuola giuridica. Infine, una breve puntualizzazione sui titoli di questi ricorsi. Senza farla lunga come già scrivete, per oltre la metà dei casi, ci limitiamo a difendere le scelte del legislatore regionale, e poi cito per tutti l’odioso ticket sui farmaci, che pretende di far pagare ai veneti 100 milioni di euro per sovvenire alle diseconomie di altri. Non solo abbiamo il diritto di difendere gli interessi dei veneti: abbiamo l’obbligo etico di farlo. Perché, e sono convinto che mi darete ragione su questo punto cruciale, se c’è chi mette a repentaglio la vita della tua famiglia, tu devi difenderla. Tutto questo per dire che non vado in cerca del facile applauso dell’antipolitica che ci porterebbe a giocare sempre al ribasso: alla fine, ci ridurremmo a far la figura del cane che si morde la coda.
Luca Zaia – presidente della Regione Veneto
Il Mattino di Padova – 6 maggio 2012