di Emanuela Di Pasqua. A volte si è portati a pensare che certe malattie appartengano al passato e siano state completamente debellate. Ma la rabbia, intesa come malattia, esiste ancora. E non solo esiste, ma secondo le stime proposte da uno dei più ampi studi in materia (pubblicato su Plos Neglected Tropical Disease) è in grado di causare in tutto il mondo circa 160 decessi al giorno, vale a dire quasi 60 mila all’anno.
La ricerca dell’Università scozzese sottolinea l’impatto di questa patologia in termini anche economici, sostenendo che una vaccinazione di massa dei cani e una maggiore disponibilità di vaccini anti-rabbici rappresenterebbero una sicura fonte di risparmio sul fronte sanitario. Gli specialisti della Global Alliance for Rabies Control (GARC) valutano le perdite economiche collegate alla rabbia all’incirca in 8,6 miliardi di dollari americani, imputabili principalmente alle morti premature, ma anche ai mancati guadagni dei deceduti e alle spese per le vaccinazioni.
La rabbia è una malattia molto difficile da monitorare e spesso non viene diagnosticata come causa di morte o, in regioni malariche, viene confusa con la patologia portata dalla zanzara anofele.
Secondo i ricercatori, che si sono avvalsi di tutti i dati disponibili in proposito, il maggior rischio di contrarre la malattia è per le persone che vivono nelle zone più povere del mondo: l’Africa sub-sahariana detiene il triste primato del più alto tasso di mortalità mentre l’India quello del maggior numero di decessi (20.800), che rappresentano più del 35 per cento delle morti totali.
Come si trasmette
La rabbia è una malattia infettiva il cui agente eziologico è un virus appartenente al genere Lyssavirus. Si tratta di una patologia antica citata già 2 mila anni prima di Cristo nelle “leggi di Eshnunna” (un precursore del codice di Hammurabi), nelle quali veniva definita una punizione per chi possedeva un cane rabbioso. La rabbia può essere trasmessa all’uomo, normalmente tramite una morsicatura da parte di cani, roditori, pipistrelli e volpi. Il virus inizia infettando le fibre muscolari della zona lesionata e in seguito invade progressivamente tutto il sistema nervoso centrale.
Vaccinazione di massa
Le stime dei ricercatori scozzesi indicano che al di fuori di Europa e Usa soltanto l’America Latina sta tentando di arginare la rabbia con una campagna di vaccinazioni sui cani, mentre Africa e Asia sono nettamente al di sotto del minimo di controllo della malattia. Si potrà obiettare che una vaccinazione di massa dei cani domestici avrebbe un costo elevato, ma lo studio sostiene che in realtà si tratterebbe di un deciso risparmio, visto che per attuarla sarebbe sufficiente meno dell’1,5 per cento dell’intera spesa utilizzata per fronteggiare le conseguenze della malattia.
Il Corriere della sera – 23 aprile 2015