Roberto Saviano, in un articolo apparso su Repubblica qualche giorno fa, ha utilizzato, senza troppi giri di parole, l’espressione Camorra Food Spa lasciando intendere che quando andiamo a fare la spesa, rischiamo di finanziare le organizzazioni criminali: “Il paniere della camorra, di Cosa Nostra, della ‘ndrangheta tocca la giornata tipo di un comune cittadino” scrive l’autore di Gomorra citando anche il caso che ha coinvolto La Mandara Group srl. Tuttavia, non tutti condividono questa impostazione.
E’ il caso di Roberto La Pira, che sul suo blog ilfattoalimentare.it smonta le accuse fatte da Saviano sostenendo quanto segue: “Sparare a zero sulla mozzarella di bufala campana Dop di Mandara è troppo facile. In attesa delle indagini sui legami tra il signor Mandara e la camorra, vorrei focalizzare l’attenzione sulle accuse prive di fondamento che Saviano avanza su questo prodotto, dimostrando una scarsa e superficiale conoscenza della materia. Saviano scrive che “le mozzarelle di bufala venivano messe in commercio con la denominazione Dop anche se il procedimento non l’avrebbe consentito”.
Negli ultimi 10 anni il Consorzio della mozzarella di bufala campana Dop ha condotto 5-6 controlli l’anno in ogni azienda, compresa Mandara, senza riscontrare irregolarità sul latte utilizzato. Anche le analoghe operazioni condotte dagli organi istituzionali come Nas, Noe, Cfs e Asl non hanno evidenziato irregolarità. A questo punto ci piacerebbe sapere dove Saviano ha reperito le notizie per scrivere il contrario.
La seconda accusa rivolta dallo scrittore a Mandara è di utilizzare latte diversi. Premesso che l’azienda produce tre tipi di mozzarella (di bufala Dop, di bufala non Dop e mozzarella vaccina), è doveroso ricordare che l’abitudine di miscelare latte vaccino con latte di bufala era una truffa in voga 20 anni fa quando non c’erano metodi analitici validati per scoprire la furberia. Adesso i grandi caseifici fanno controlli con metodi ufficiali riconosciuti, sia direttamente in stalla per valutare la qualità (il prezzo varia in funzione delle caratteristiche) sia sulla tipologia.
È quindi un tipo di frode superata che “non si usa più”, direbbe qualcuno. Risulta abbastanza curioso leggere di sotterfugi e frodi ormai dimenticate.
C’è un ultimo elemento che sfugge a Saviano, probabilmente poco esperto della materia, le aziende hanno l’obbligo della tracciabilità delle materie prime, per cui se nel caseificio arriva latte vaccino ed esce mozzarella di bufala diventa complicato spiegare il miracolo. In ogni caso dopo l’arresto di Giuseppe Mandara lo stabilimento ha cambiato direttore ed è stato affidato ad amministratori giudiziari e non ha mai interrotto la produzione. Si tratta di decisioni adottate per differenziare giustamente le vicende giudiziarie del proprietario da quelle della mozzarella. Non è bello gettare discredito come fa Saviano su un’azienda che occupa 200 lavoratori capaci di realizzare un prodotto di qualità, per colpe attribuite al proprietario.
In questa direzione va il comunicato pubblicato ieri a tutta pagina sul Corriere della sera firmato dagli amministratori giudiziari di Mandara nominati dal tribunale, che si riservano di adire a vie giudiziarie contro chi cercasse di “ledere l’immagine” della mozzarella “originate solo da chiari intenti persecutori di natura concorrenziale”.
La vicenda Mandara assomiglia un po’ al caso Parmalat, anche allora i consumatori dopo il primo momento di sbandamento hanno scisso la brutta storia di Callisto Tanzi dai prodotti, in questo modo il marchio, insieme ai lavoratori, si è giustamente salvato. Un tono così severo si poteva giustificare nel 2008, quando diverse mozzarelle di bufala contenevano quantità esagerate di diossina, adesso senza prove concrete e riscontri sulla qualità delle mozzarelle di bufala campana Dop, anche Saviano dovrebbe correggere il tiro, fare un passo indietro e documentarsi meglio. Continuiamo a comprare la mozzarella Mandara”
helpconsumatori – 27 luglio 2012