Il focolaio di Peste suina africana (PSA) notificato il 27 marzo 2017 in Siberia (Irkutsk) ha destato preoccupazione per la sua prossimità ai confini mongoli (circa 300 km) e cinesi (circa 1000 km) in un’area nuova a migliaia di chilometri dai precedenti focolai. L’introduzione della malattia nella Repubblica Popolare Cinese avrebbe conseguenze devastanti per la salute degli animali, la sicurezza alimentare e per il mercato alimentare del paese.
A marzo 2018 l’organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha pubblicato una valutazione qualitativa del rischio per la determinazione del rischio di introduzione nella Repubblica Popolare Cinese del virus della peste suina africana (PSA) da paesi infetti.
Gli esperti, interni ed esterni alla FAO, hanno identificato le principali possibili vie di introduzione del virus, la probabilità di esposizione dei suini domestici all’agente eziologico, la sua potenziale ed ulteriore diffusione e la possibile persistenza della malattia laddove fosse introdotta.
Nello specifico, le rotte associate al trasporto, seguite dall’importazione illegale di alimenti sono state identificate come le vie più rilevanti per l’introduzione della PSA, in particolar modo per le regioni settentrionali ed orientali della Cina. La densità di popolazione dei cinghiali è stata identificata come il fattore più rilevante nella possibile diffusione della malattia una volta introdotta nel paese, mentre la persistenza e l’eventuale endemizzazione potrebbero essere determinate dall’interazione della popolazione di cinghiali con i suini domestici e dalla carenza di biosicurezza negli allevamenti rurali.
La FAO sta lavorando da tempo alle tematiche che riguardano la PSA e, in risposta all’importante espansione geografica della malattia in Europa negli ultimi anni, ha divulgato un manuale sul rilevamento e sulla diagnosi della malattia. Il documento è scaricabile al link http://www.fao.org/3/i8805en/I8805EN.pdf
IZSAM – 27 marzo 2017