Il vaccino ha una sua geopolitica e una sua geoeconomia. Discuterne significa discutere della grande scommessa,la grande cambiale che tutte le economie più sviluppate del pianeta si sono impegnate a sottoscrivere
La corsa al vaccino è caleidoscopica e può apparire contraddittoria. Assomma dentro di sè multilateralismo e unilateralismo, proiezione strategica dello Stato e dipendenza dalle catene del valore della globalizzazione, porta a un ampio, legittimo dibattito sulla conciliabilità tra salute pubblica e profitto privato. Da mesi il Covid-19 ricorda all’umanità la necessità di creare una capacità politica di azione contro i problemi comuni, ma quella che è ritenuta la “cura” per eccellenza divide, stimola nuova competizione. Il mondo è sempre più inquieto.
La geopolitica del vaccino è altrettanto complessa di quella del Covid-19 e fonte di grande competizione: nei prossimi mesi assisteremo a una graduale escalation di una partita decisiva, nella cui colonna dei vincitori non ci sarà spazio per tutti. Per chi arriverà in ritardo il vaccino si sarà rivelato una “grande scommessa” fallimentare, con conseguenti ricadute di ordine politico ed economico.
Abu Dhabi è il centro della diplomazia del vaccino della Cina
DOMANI. Parlano i volontari negli Emirati che si sottopongono al vaccino sperimentale per il Covid-19 del colosso cinese Sinopharm, che vende milioni di dosi e fa accordi con mezzo mondo. Tra le “cavie” ci sono pochi occidentali, molti vengono da India, Pakistan e Bangladesh. Sperano di «fare la differenza», ma non lo dicono alle famiglie